Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è impegnato l’11 ottobre a “distruggere” il movimento palestinese Hamas, responsabile dell’attacco più sanguinoso nella storia d’Israele.
Intanto, nel sesto giorno di guerra, proseguono i raid notturni israeliani sulla Striscia di Gaza e i lanci di razzi dal territorio palestinese verso il sud d’Israele.
“Ogni membro di Hamas è un uomo morto”, ha affermato Netanyahu in un discorso al gabinetto di guerra. “Hamas è come il gruppo Stato islamico e lo schiacceremo”.
La sera dell’11 ottobre Hamas ha affermato di aver liberato una donna israeliana e i suoi due figli, ma i mezzi d’informazione israeliani hanno smentito. Si tratterebbe infatti di Avital Aladjem, che dopo essere stata rapita il 7 ottobre nel kibbutz Holit con i due figli e portata al confine con la Striscia di Gaza era stata rilasciata il giorno stesso.
Secondo le autorità israeliane, i miliziani di Hamas hanno rapito circa 150 persone tra israeliani, stranieri e persone con doppia nazionalità nel giorno dell’attacco, il 7 ottobre.
L’esercito ha affermato che in Israele sono morte 1.200 persone, in netta maggioranza civili (le vittime tra i soldati sono 169). Anche nella Striscia di Gaza sono morte 1.200 persone nei raid condotti dall’esercito israeliano.
Israele ha mobilitato 300mila riservisti e schierato decine di migliaia di soldati al confine con la Striscia di Gaza, suscitando la preoccupazione della comunità internazionale, che teme un attacco israeliano via terra.
Accordo con Benny Gantz
Intanto, Netanyahu e il suo rivale Benny Gantz hanno annunciato l’11 ottobre “la partecipazione comune a un governo di emergenza e a un gabinetto di guerra per tutta la durata del conflitto con Hamas”.
L’annuncio è arrivato alla vigilia dell’arrivo in Israele, il 12 ottobre, del segretario di stato statunitense Antony Blinken. Gli Stati Uniti hanno dichiarato di essere pronti, “se necessario”, a schierare una seconda portaerei al largo delle coste d’Israele e della Striscia di Gaza.
Colto di sorpresa dall’attacco di Hamas, Israele ha reagito colpendo senza sosta la Striscia di Gaza, facendo temere una guerra lunga e un possibile attacco via terra, che sarebbe il primo dal conflitto del 2014.
Sottoposta a un blocco israeliano da più di quindici anni, la Striscia di Gaza, che ha 2,3 milioni di abitanti, deve anche affrontare “l’assedio totale” proclamato da Israele.
Il governo israeliano ha infatti tagliato le forniture di acqua, elettricità e cibo. L’unica centrale elettrica del territorio è ferma per mancanza di carburante e gli ospedali sono al collasso.
Secondo le Nazioni Unite, più di 330mila persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni a causa degli attacchi israeliani a Gaza. La Casa Bianca ha annunciato di aver avviato dei colloqui con Israele e l’Egitto per creare un corridoio umanitario che permetta ai civili di lasciare il territorio.
Le autorità di Hamas hanno affermato che i bombardamenti israeliani hanno colpito decine di edifici residenziali, fabbriche, moschee e negozi.
“È come l’apocalisse”, ha dichiarato un abitante del quartiere Karama, nella città di Gaza. “L’esercito israeliano vuole distruggere tutto. Non ci considerano esseri umani”.
L’aviazione israeliana ha bombardato un’università islamica legata ad Hamas. Sono state colpite anche alcune ambulanze, causando la morte di quattro operatori della Mezzaluna rossa palestinese.
Tra le vittime ci sono anche undici impiegati delle Nazioni Unite e trenta alunni di una scuola gestita da un’agenzia dell’Onu.
Ventinove morti in Cisgiordania
In Cisgiordania, un territorio palestinese occupato da Israele dal 1967, sei persone sono state uccise l’11 ottobre, quattro dai coloni e due dai soldati israeliani, secondo l’Autorità nazionale palestinese. Dal 7 ottobre le vittime palestinesi in Cisgiordania sono ventinove.
Al confine con la Striscia di Gaza, Israele sta portando avanti la sua mobilitazione, schierando decine di migliaia di soldati, carri armati e veicoli militari.
L’esercito ha affermato di aver recuperato i corpi di 1.500 miliziani di Hamas che hanno partecipato all’attacco del 7 ottobre.
Sul fronte settentrionale la situazione è instabile. L’11 ottobre l’esercito israeliano ha colpito nuovamente il sud del Libano in risposta al lancio di razzi da parte di Hezbollah, alleato di Hamas.
Intanto, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha affermato di aver contattato Hamas per ottenere il rilascio degli ostaggi. Il movimento palestinese ha minacciato di ucciderli se continueranno i raid israeliani a Gaza.
I paesi occidentali hanno dato il loro sostegno a Israele, mentre il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto negoziati diretti tra le parti e auspicato la creazione di uno stato palestinese, e la Lega Araba ha condannato l’assedio imposto da Israele a Gaza.
Israele ha ritirato i soldati e trasferito i coloni dalla Striscia di Gaza nel 2005, dopo trentott’anni di occupazione. Ma ha mantenuto il controllo dello spazio aereo e delle acque territoriali, imponendo un blocco dal 2007.