Almeno 60 palestinesi sono stati uccisi nei raid aerei notturni condotti dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, ha dichiarato un portavoce di Hamas, aggiungendo che uno degli attacchi ha provocato la morte di 17 persone in una casa a Jabaliya, nel nord della Striscia.
Israele afferma di aver colpito altri 320 obiettivi nella Striscia di Gaza, mentre le autorità palestinesi affermano che le abitazioni civili sono state colpite “senza preavviso”. Il ministro della difesa israeliano ha dichiarato intanto che l’operazione militare potrebbe durare “un mese, due mesi, tre mesi… fino a quando Hamas non ci sarà più”. Ha detto, inoltre, che ci sarà anche un attacco di terra. Le autorità israeliane hanno inoltre confermato che nelle mani di Hamas ci sarebbero 222 ostaggi, dopo l’attacco indiscriminato del gruppo di miliziani islamisti palestinesi negli insediamenti israeliani il 7 ottobre.
L’esercito israeliano afferma che un soldato è stato ucciso all’interno della Striscia di Gaza durante un raid il 22 ottobre. A Gaza sono arrivati altri 14 camion di aiuti, che si aggiungono ai venti dei giorni scorsi, ma le Nazioni Unite hanno sottolineato che ne servono “di più, molti di più”. L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) afferma che la situazione nel sud della Striscia è così grave dal punto di vista umanitario che le persone stanno tornando al nord, nonostante gli avvertimenti militari degli israeliani e l’ordine di evacuazione.
Il pericolo di un conflitto regionale
Intanto le truppe israeliane si ammassano lungo il confine con Gaza, in vista di un’invasione di terra. Le tensioni sono forti anche sul confine di Israele con il Libano e ci sono stati attacchi in Siria e nella Cisgiordania occupata da Israele, che hanno aumentato i timori che il conflitto si possa estendere a tutta la regione.
Israele ha trasferito gli israeliani che vivono lungo il confine con il Libano. Gli Stati Uniti hanno ordinato ad alcuni funzionari del personale diplomatico di lasciare l’Iraq. Anche i civili libanesi sono fuggiti dai loro villaggi al confine con Israele, temendo i bombardamenti israeliani e la possibilità di una nuova guerra.
Il 22 ottobre, l’esercito israeliano ha dichiarato che gli attacchi di Hezbollah, la milizia appoggiata dall’Iran che controlla il Libano meridionale, hanno provocato vittime civili e militari israeliani e ha detto che sta trasferendo gli abitanti di 14 villaggi vicino al confine verso aree più sicure.
Infine il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, in visita alle truppe dispiegate lungo il confine con il Libano, ha detto che se Hezbollah decidesse di unirsi alla guerra, questo avrebbe “conseguenze devastanti per Hezbollah e per tutto il Libano”.