Manifestanti e polizia si sono scontrati il 24 ottobre a Panamá nel quinto giorno di proteste contro lo sfruttamento di una miniera di rame, mentre il presidente Laurentino Cortizo ha affermato che gli atti di “vandalismo” saranno puniti.
I manifestanti temono che le attività estrattive nella miniera Cobre Panamá, di proprietà dell’azienda canadese First Quantum, possano causare gravi danni ambientali.
Le manifestazioni, cominciate il 20 ottobre, si sono svolte nella capitale Panamá e in altre località del paese.
I manifestanti hanno bloccato alcune strade per chiedere l’annullamento di un contratto, approvato dal parlamento il 20 ottobre e ratificato poco dopo dal presidente Cortizo, che permette alla First Quantum di continuare a sfruttare per almeno vent’anni la miniera di rame, che è la più grande dell’America Centrale.
Le forze di sicurezza hanno usato i gas lacrimogeni contro i manifestanti, che a loro volta hanno lanciato pietre e dato fuoco a pneumatici nel centro della capitale.
“Non tollererò atti di vandalismo”, ha affermato Cortizo in un discorso in tv. “Chi li compie sarà perseguito”.
375 milioni di dollari
Il governo e la First Quantum avevano raggiunto a marzo un accordo su un nuovo contratto di concessione, dopo che la corte suprema aveva dichiarato incostituzionale il precedente. Dopo un braccio di ferro durato alcuni mesi, l’azienda canadese ha accettato di decuplicare, per poter continuare a operare, la cifra pagata allo stato in precedenza.
Il nuovo contratto prevede una cifra minima annua di 375 milioni di dollari per lo stato. Inoltre, la First Quantum si è impegnata a investire milioni di dollari per lo sviluppo delle comunità che vivono vicino alla miniera.
La miniera di rame a cielo aperto Cobre Panamá, che si trova 120 chilometri a ovest della capitale e venti chilometri a sud dalla costa caraibica del paese, può produrre fino a trecentomila tonnellate di rame all’anno.
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