Più di duecentomila minorenni potrebbero aver subìto abusi sessuali da parte di religiosi spagnoli, secondo le stime pubblicate il 27 ottobre da una commissione d’inchiesta indipendente sulla pedofilia all’interno della chiesa cattolica.
Il rapporto non fornisce cifre precise, ma contiene i risultati di un sondaggio effettuato su più di ottomila persone. È emerso che lo 0,6 per cento della popolazione adulta spagnola (quasi 39 milioni di persone) afferma di aver subìto abusi sessuali da parte di religiosi quando era minorenne.
Un numero leggermente inferiore, lo 0,53 per cento, dichiara di aver subìto abusi sessuali da parte di laici che lavoravano in istituzioni religiose.
Le stime sono contenute in un rapporto presentato al congresso dei deputati (la camera bassa del parlamento) dal difensore del popolo Ángel Gabilondo, basato sui lavori di una commissione indipendente, la prima nel paese a cercare di quantificare i reati di pedofilia commessi all’interno della chiesa cattolica.
Il rapporto critica la “risposta insufficiente” della chiesa ai casi di pedofilia commessi al suo interno e propone la creazione di un fondo pubblico per risarcire le vittime.
Gabilondo ha affermato nel corso di una conferenza stampa che i casi riguardano principalmente il periodo “dal 1970 a oggi”.
“Prevenire nuovi casi”
A differenza di Francia, Germania, Irlanda e Stati Uniti, la Spagna, un paese di forte tradizione cattolica, non aveva mai condotto un’indagine indipendente sulla questione.
I deputati spagnoli hanno cercato di rimediare istituendo, nel marzo 2022, una commissione di esperti incaricata di “fare luce” sugli “abusi sessuali nei confronti di bambini indifesi” all’interno della chiesa.
Hanno affidato la guida della commissione al difensore del popolo Gabilondo. L’obiettivo dell’indagine era di “determinare responsabilità, offrire risarcimenti e prevenire nuovi casi”.
Per svolgere il suo lavoro, la commissione si è affidata a esperti di diritto e di assistenza alle vittime, oltre che alle testimonianze delle vittime stesse.
Poco prima della presentazione del rapporto, la conferenza episcopale spagnola ha annunciato che il 30 ottobre terrà un’assemblea plenaria straordinaria per discutere della questione.
La chiesa, che per anni ha rifiutato di condurre qualunque indagine sui casi di pedofilia, non ha voluto partecipare ai lavori della commissione. Tuttavia, a marzo ha accettato di fornire alla commissione informazioni sui casi di pedofilia raccolti dalle diocesi.
Il database del quotidiano El País
Sottoposta a pressioni politiche crescenti e ad accuse di ostruzionismo, nel febbraio 2022 la chiesa aveva fatto un primo passo affidando una valutazione allo studio legale Cremades & Calvo Sotelo.
Nonostante le ingiunzioni della conferenza episcopale, che qualche settimana fa ha ordinato allo studio legale di pubblicare il suo rapporto entro dieci giorni, i risultati non dovrebbero essere annunciati prima della fine dell’anno, anche se una prima sintesi dovrebbe essere disponibile a novembre.
La chiesa, che sostiene di aver messo in atto protocolli per affrontare le violenze sessuali e di aver creato uffici di “protezione dell’infanzia” all’interno delle diocesi, ha riconosciuto a giugno di aver ricevuto le testimonianze di 927 vittime.
Questa cifra è ben al di sotto delle 2.206 vittime registrate dal quotidiano spagnolo El País, che nel 2018 ha creato un proprio database. I primi casi risalgono al 1927.
Il database del quotidiano contiene anche i nomi di 1.036 religiosi accusati di aver commesso abusi sessuali nei confronti di persone minorenni.
“I nostri dati sono solo la punta dell’iceberg”, ha scritto il 27 ottobre il quotidiano.
In Francia una commissione indipendente ha stabilito che dal 1950 ci sono state 216mila vittime minorenni. In Germania uno studio ha riferito di 3.677 casi di abusi sessuali tra il 1946 e il 2014, mentre in Irlanda più di 14.500 persone hanno ricevuto un risarcimento grazie a un meccanismo istituito dal governo.