Le zone umide del Pantanal, nel Brasile occidentale, sono famose per essere un paradiso di biodiversità, ma in questi giorni sono state coinvolte in enormi incendi, che le hanno ridotte a vaste distese di terra bruciata.
Conosciuto per i suoi paesaggi lussureggianti e la sua vivace fauna, formata da giaguari, caimani, macao e scimmie, il Pantanal ospita le più grandi zone umide tropicali del mondo e, in tempi normali, una fiorente industria del turismo ecologico.
Ma nelle ultime settimane è stato devastato da incendi che stanno minacciando la sua fauna selvatica, mentre il Brasile è in una situazione di siccità e caldo record. Nei primi tredici giorni di novembre si sono verificati 2.387 incendi nel Pantanal, con un aumento di oltre il mille per cento rispetto all’intero mese di novembre del 2022, secondo il monitoraggio satellitare dell’istituto brasiliano di ricerca spaziale (Inpe).
“La situazione è completamente fuori controllo. E tra l’ondata di calore e il vento, potrà solo peggiorare”, afferma il biologo Gustavo Figueiroa, 31 anni, responsabile del gruppo ambientalista Pantanal. “Il Pantanal è una regione abituata agli incendi. Normalmente, si rigenera naturalmente. Ma tutti questi incendi non sono normali”.
Il Pantanal si trova al margine meridionale della foresta amazzonica e si estende dal Brasile alla Bolivia e al Paraguay per più di 170mila chilometri quadrati. Quest’anno è stato duramente colpito dalla siccità, con aree normalmente allagate ridotte a stagni striminziti. Quasi un terzo del parco Encontro das Águas è stato colpito da incendi nell’ultimo mese, secondo il gruppo ambientalista Icv.
L’altro fronte principale che i vigili del fuoco stanno combattendo è nel Parco nazionale del Pantanal, a sudovest, dove gli incendi hanno bruciato il 24 per cento della superficie. Figueiroa avverte che i due fronti del fuoco “stanno per unirsi”. I vigili del fuoco devono affrontare anche enormi problemi logistici, dato che molte aree colpite sono raggiungibili solo in barca.
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Secondo gli esperti, i roghi sono causati principalmente dall’attività umana, in particolare dall’incendio di terreni per fare spazio alla coltivazione. Le condizioni climatiche hanno solo peggiorato la situazione.
Anche se gli animali sopravvivono alle fiamme, rischiano di morire di fame. “Abbiamo visto una serie di animali morti, tra cui insetti, rettili, anfibi, piccoli mammiferi, che non sono in grado di fuggire”, dice Figueiroa. “Fanno parte di una catena alimentare invisibile e ogni morte ha un effetto domino che arriva fino all’apice del predatore, il giaguaro”.
In una radura, un gruppo di scimmie si precipita a divorare banane e uova lasciate per loro dai volontari. “La chiamiamo ‘fame grigia’: quando il fuoco riduce in cenere tutta la vegetazione e non rimangono fonti di cibo naturali per gli animali che sopravvivono alle fiamme”, dice Jennifer Larreia, 33 anni, responsabile del gruppo di soccorso per animali Bicho. Nel 2020, quando la regione è stata colpita da numerosi incendi, in cinque mesi la sua organizzazione ha fornito trecento tonnellate di frutta per gli animali.