Le Nazioni Unite, l’Unione europea, l’Organizzazione degli stati americani e gli Stati Uniti hanno contestato il 16 novembre la decisione della procura generale del Guatemala di revocare l’immunità del presidente eletto Bernardo Arévalo, di centrosinistra, una mossa che potrebbe ostacolare il suo insediamento a gennaio.
Il procuratore Saúl Sánchez ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che avvierà un procedimento di revoca dell’immunità di Arévalo e della vicepresidente eletta Karin Herrera in modo da poterli incriminare per “il danneggiamento di un’università occupata nel 2022”.
Arévalo ha reagito denunciando una montatura giudiziaria, che costituisce “un attacco alla democrazia e allo stato di diritto”. Il presidente eletto ha poi espresso la sua preoccupazione per la “deriva autoritaria” in corso.
La decisione finale spetta alla corte suprema, i cui nuovi giudici sono stati eletti a sorpresa dal parlamento il 15 novembre, dopo uno stallo che durava dal 2019.
Prima dell’annuncio di Sánchez, la procura generale ha condotto alcune perquisizioni e arrestato circa trenta persone tra docenti e studenti universitari accusati di aver occupato l’università. L’occupazione era stata decisa per protestare contro la nomina di un rettore legato al presidente di destra Alejandro Giammattei.
Sospeso il partito Semilla
“Le perquisizioni, gli arresti e più in generale i tentativi di minare la democrazia in Guatemala sono inaccettabili”, ha affermato sul social network X Brian Nichols, responsabile del dipartimento di stato statunitense per l’America Latina. “Tutti quelli che cercano di ostacolare l’insediamento di Arévalo ne pagheranno le conseguenze”.
Arévalo sostiene di essere perseguitato dalla procura generale da quando ha ottenuto una netta vittoria nelle elezioni presidenziali ad agosto, grazie anche alla promessa di lottare contro la corruzione. Nelle scorse settimane la procura ha sospeso il partito del presidente eletto, Semilla (di orientamento socialdemocratico e progressista), e ha perseguito i magistrati del Tribunale supremo elettorale, che aveva convalidato i risultati del voto.
L’ufficio locale dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso preoccupazione “per azioni che puntano a minare l’integrità del processo elettorale e lo stato di diritto”.
L’Unione europea ha emesso un comunicato per esprimere “profondo turbamento”.
Il segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani, Luis Almagro, ha definito quanto sta accadendo “assolutamente inappropriato e inaccettabile per un sistema politico democratico”.
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