Bambini palestinesi sulle macerie di un edificio distrutto durante gli attacchi israeliani a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. (Mohammed Abed, Afp)

Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha dichiarato che una tregua con Israele è possibile. Questo fa crescere le speranze che il gruppo possa presto rilasciare decine di persone prese in ostaggio negli attacchi del 7 ottobre.

“Siamo vicini a raggiungere un accordo per una tregua”, ha dichiarato Haniyeh, secondo un comunicato inviato dal suo ufficio all’Afp. Per settimane, mentre infuriava la guerra a Gaza, i negoziatori hanno cercato di trovare un accordo per liberare alcuni dei circa 240 ostaggi detenuti dai miliziani palestinesi.

La maggior parte degli ostaggi sono civili israeliani, alcuni dei quali bambini e anziani. Solo pochi di coloro che sono stati sequestrati sono stati rilasciati, dopo essere stati liberati dalle truppe di terra israeliane.

Non si sa con precisione dove si trovino gli altri, anche se si ritiene che siano detenuti a Gaza, dove Israele ha lanciato un’incessante campagna di bombardamenti e un’offensiva di terra come rappresaglia per l’attacco più letale della sua storia.

Hamas ha ucciso circa 1.200 persone, per lo più civili, durante i terribili raid del 7 ottobre. Secondo il governo di Hamas a Gaza, la guerra ha ucciso più di 13.300 persone, migliaia delle quali bambini.

Parlando in condizione di anonimato, fonti di Hamas e della Jihad islamica (un gruppo armato palestinese separato che ha preso parte agli attacchi del 7 ottobre) hanno confermato di aver accettato i termini di una tregua.

L’accordo provvisorio prevede una tregua di cinque giorni, di cui fanno parte un cessate il fuoco sul campo e la limitazione delle operazioni aeree israeliane nel sud di Gaza. In cambio, saranno rilasciate tra le cinquanta e le cento persone detenute dai gruppi palestinesi. Tra loro ci sarebbero civili israeliani e persone di altre nazionalità, ma non personale militare.

In base all’accordo proposto, circa trecento palestinesi, tra cui donne e bambini, verrebbero rilasciati dalle carceri israeliane. Il 20 novembre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato di ritenere vicino un accordo per la liberazione degli ostaggi. La mediazione nei colloqui la sta tenendo il Qatar, dove Hamas ha un ufficio politico.

Il Comitato internazionale della Croce rossa ha dichiarato che il suo presidente si è recato in Qatar per incontrare Haniyeh di Hamas “per portare avanti le discussioni sulle questioni umanitarie legate al conflitto armato in Israele e a Gaza”.

Sotto assedio

Oltre a prevedere il rilascio degli ostaggi, l’accordo potrebbe dare tregua agli abitanti di Gaza, che da più di sei settimane vivono sotto i bombardamenti di Israele e subiscono un’offensiva di terra.

Ampie zone di Gaza sono state distrutte da migliaia di attacchi aerei e il territorio è sotto assedio. Cibo, acqua e carburante sono razionati.

Secondo le fonti di Hamas e della Jihad islamica, l’accordo consentirebbe anche l’ingresso a Gaza di trecento camion con viveri e medicine. Israele è stato cauto nel consentire l’ingresso di carburante nella Striscia per timore che potesse essere usato da Hamas per i razzi o per scopi militari.

Israele ha promesso di portare avanti la sua offensiva, impegnandosi a schiacciare Hamas e a garantire il rilascio degli ostaggi.

“Non smetteremo di combattere finché non riporteremo a casa i nostri ostaggi”, ha dichiarato il primo ministro Benjamin Netanyahu dopo aver incontrato i parenti delle persone rapite.

Il governo di Hamas ha dichiarato che decine di carri armati e veicoli blindati erano schierati intorno all’ospedale di Jabalia e stavano sparando verso la struttura.

L’ospedale indonesiano si trova ai margini del più grande campo profughi di Gaza, Jabalia, che è stato teatro di intensi bombardamenti israeliani negli ultimi giorni. Il funzionario del ministero della salute di Gaza ha dichiarato che ci sono ancora circa quattrocento pazienti all’interno dell’ospedale, oltre a duemila persone che cercano riparo.

Circa duecento persone sono state evacuate dall’ospedale il 20 novembre e trasportate a Khan Yunis, nel sud di Gaza. All’ospedale Al Nasser di Khan Yunis, un reporter dell’Afp ha visto bambini insanguinati che venivano portati nella struttura e che giacevano storditi sulle barelle. “Ne siamo usciti miracolosamente”, ha detto un uomo che ha raccontato di essere scampato all’assedio dell’ospedale di Jabalia.