Dopo la vittoria a sorpresa del Partito per la libertà (Pvv, estrema destra) nelle elezioni legislative anticipate del 22 novembre, il leader islamofobo Geert Wilders si trova davanti a un compito arduo: convincere i suoi avversari a formare un governo di coalizione.
Il Pvv ha ottenuto la maggioranza relativa dei voti, conquistando 37 dei 150 seggi della camera bassa del parlamento, più del doppio rispetto alle elezioni del 2021, secondo i risultati quasi definitivi.
L’alleanza composta dal Partito del lavoro (Pvda) e dagli ambientalisti della Sinistra verde, guidata dall’ex commissario europeo Frans Timmermans, è arrivata seconda con 25 seggi (+8), mentre il Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd, centrodestra), la formazione del premier uscente Mark Rutte, ha ottenuto 24 seggi (-10).
Un partito nato appena tre mesi fa, il Nuovo contratto sociale (Nsc) – guidato dal carismatico Pieter Omtzigt, che vuole rendere la politica olandese più trasparente e ha una linea dura sull’immigrazione – ha ottenuto 20 seggi.
La vittoria di Wilders, 60 anni, segna una brusca virata a destra del paese, che probabilmente sarà accolta con apprensione a Bruxelles: il Pvv ha promesso un referendum sulla permanenza dei Paesi Bassi nell’Unione europea.
I mezzi d’informazione olandesi hanno reagito con stupore. “Nessuno se l’aspettava, neanche Wilders”, ha scritto il quotidiano Trouw. Il quotidiano Nrc Handelsblad ha parlato di “rivolta populista di destra che scuoterà la politica olandese fino alle fondamenta”.
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha salutato sul social network X “il vento del cambiamento”. Anche la leader del Rassemblement national francese Marine Le Pen si è congratulata con Wilders per la vittoria, “che conferma il crescente attaccamento dei cittadini europei alla difesa delle identità nazionali”.
“Difendere la democrazia”
Prima delle elezioni, i leader delle altre tre formazioni principali avevano escluso la possibilità di partecipare a un governo guidato dal Pvv. “Ma ora non possiamo più essere ignorati”, ha affermato Wilders.
Dopo il voto Omtzigt si è detto pronto a trattare, ammettendo però che la situazione è “complessa”.
Timmermans ha respinto la possibilità di partecipare a un governo di coalizione con Wilders. “È arrivato il momento di difendere la democrazia”, ha dichiarato.
La leader del Vvd Dilan Yeşilgöz, nata in Turchia e arrivata nei Paesi Bassi a otto anni con il padre richiedente asilo, non ha ancora assunto una posizione precisa.
A luglio Rutte, premier da tredici anni, aveva annunciato a sorpresa le dimissioni del suo governo in seguito a divergenze “insormontabili” sull’immigrazione e, pochi giorni dopo, il suo ritiro dalla politica.
Il Trump olandese
Wilders è spesso definito il “Trump olandese”, ma in realtà è entrato in politica molto prima dell’ex presidente statunitense.
Il leader di estrema destra, che in passato ha definito i marocchini “feccia” e ha proposto dei concorsi per fare caricature del profeta Maometto, ha costruito la sua carriera sulla lotta a quella che definisce “l’invasione islamica dell’occidente”.
Né i problemi giudiziari né le minacce di morte l’hanno scoraggiato.
Più di recente ha cercato di attenuare la retorica populista sull’immigrazione e di concentrarsi su altri problemi, tra cui il costo della vita. Si è anche detto disposto a mettere da parte le sue opinioni sull’islam per diventare il premier di tutti gli olandesi.
Ma il programma del Pvv conserva i toni xenofobi. Propone il ripristino dei controlli alle frontiere, la detenzione e l’espulsione dei migranti irregolari, il rimpatrio dei richiedenti asilo siriani e la reintroduzione dei permessi di lavoro per i lavoratori comunitari.
“I Paesi Bassi non sono un paese islamico. Niente scuole, Corano e moschee”, si legge nel programma. Per quanto riguarda la politica estera, l’approccio è “prima i Paesi Bassi”.