Il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha criticato il 27 novembre le dichiarazioni di Jimmie Åkesson, leader di una formazione di estrema destra che sostiene il governo, che aveva chiesto la demolizione di alcune moschee.
Åkesson, leader dei Democratici svedesi (Sd), aveva affermato il 25 novembre, in un discorso tenuto durante il congresso annuale del partito, di essere favorevole alla demolizione delle moschee “in cui si diffondono messaggi antisvedesi”.
“È ora di cominciare a confiscare e demolire le moschee in cui si diffondono messaggi antidemocratici, antisvedesi, omofobi e antisemiti, e in cui si fa disinformazione”, ha dichiarato.
Il conservatore Kristersson, alla guida di un esecutivo che ha il sostegno esterno dei Democratici svedesi, ha criticato le dichiarazioni di Åkesson.
“Sono parole irrispettose e polarizzanti, che non giovano all’immagine della Svezia”, ha affermato il 27 novembre all’emittente pubblica Svt.
Le reazioni suscitate dalle dichiarazioni di Åkesson in Svezia e all’estero hanno spinto il premier a ribadire, in un messaggio pubblicato sul social network X, che “in questo paese la libertà di culto è garantita dalla costituzione”.
“In Svezia non demoliamo i luoghi di culto”, ha aggiunto Kristersson. “Dobbiamo combattere l’estremismo rispettando i nostri valori e lo stato di diritto”.
Rapporti tesi con il mondo islamico
L’ex premier socialdemocratica Magdalena Andersson aveva invitato il 26 novembre Kristersson a prendere posizione sulle dichiarazioni di Åkesson e a licenziare i funzionari governativi membri dei Democratici svedesi.
“Quest’episodio danneggia l’immagine della Svezia, rischia di compromettere la nostra candidatura alla Nato e aumenta le tensioni nel paese”, ha dichiarato Andersson su X. “Non è questo il modo di fare gli interessi della Svezia”.
La Svezia, la cui richiesta di adesione alla Nato dev’essere ancora ratificata dalla Turchia e dall’Ungheria, ha avuto rapporti tesi con il mondo islamico negli ultimi mesi.
Il rogo di una copia del Corano durante una manifestazione autorizzata ha scatenato proteste antisvedesi in molti paesi arabi. A luglio l’ambasciata svedese a Baghdad, in Iraq, è stata presa d’assalto dalla folla due volte.