Henry Kissinger, ex segretario di stato degli Stati Uniti, è morto mercoledì. Aveva cent’anni. Lo ha annunciato la sua società di consulenza.
Con la sua scelta spietata di promuovere una politica estera di pura potenza da parte degli Stati Uniti, ha contribuito a definire il mondo del secondo dopoguerra e dell’epoca della guerra fredda.
“Henry Kissinger, stimato studioso e statista americano, è morto oggi nella sua casa in Connecticut”, ha annunciato la Kissinger associates in un comunicato diffuso il 30 novembre. La famiglia terrà un funerale privato, mentre una cerimonia commemorativa avrà luogo a New York in un secondo tempo.
Non è stata resa pubblica la causa del decesso. Kissinger era rimasto attivo anche negli ultimi anni, andando in Cina a luglio per incontrare il presidente Xi Jinping.
Il rapporto con la Cina è stato uno dei cardini della sua politica estera. Per cercare di assicurarsi un vantaggio nella guerra fredda contro l’Unione Sovietica, l’allora segretario di stato negoziò segretamente con Pechino, fino a organizzare nel 1972 una storica visita in Cina del presidente statunitense Richard Nixon, favorendo così la successiva nascita di relazioni diplomatiche tra i due paesi.
Dopo la caduta di Nixon a causa dello scandalo Watergate, Kissinger è rimasto in carica anche con il successore, Gerald Ford, ricoprendo sia il ruolo di segretario di stato sia quello di consigliere per la sicurezza nazionale.
Kissinger ha ricevuto il premio Nobel per la pace per i negoziati sulla fine della guerra del Vietnam, anche se il conflitto è poi continuato e la sua controparte nordvietnamita, Le Duc Tho, ha rifiutato di accettare il premio.
Le capacità politiche e diplomatiche di Kissinger sono state riconosciute anche dai suoi critici, ma l’ex segretario di stato rimane una figura molto discussa per la sua realpolitik, basata sull’idea cinica e spietata secondo cui gli stati possono perseguire i propri interessi in qualsiasi modo.
I documenti riservati, che sono stati declassificati nel tempo, dimostrano che Kissinger diede la sua approvazione al golpe del generale Augusto Pinochet contro il presidente cileno di sinistra Salvador Allende nel 1973. Kissinger sostenne anche il governo dell’Indonesia, un alleato su posizioni anticomuniste, quando conquistò Timor Est nel 1975, e chiuse un occhio sulle atrocità di massa commesse dal Pakistan, quando il Bangladesh ottenne l’indipendenza nel 1971, perché Islamabad era un intermediario importante con la Cina.