Il 14 dicembre un giudice senegalese ha ordinato la riammissione dell’oppositore incarcerato Ousmane Sonko nelle liste elettorali, aprendo la strada a una sua candidatura alle presidenziali del febbraio 2024.
È l’ultimo capitolo di una vicenda che si trascina da più di due anni, tra proteste e violenze, e che potrebbe avere ulteriori sviluppi.
Il giudice ha confermato una sentenza emessa a ottobre dal tribunale di Ziguinchor (sud), che era stata annullata dalla corte suprema a metà novembre.
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Il nome di Sonko era stato rimosso dalle liste elettorali dopo una condanna a due anni di prigione per corruzione dei giovani.
Sonko, 49 anni, ha ora tempo fino al 26 dicembre per presentare la sua candidatura.
Alcuni sostenitori di Sonko hanno festeggiato la sentenza davanti al tribunale.
“Non è una vittoria solo per Ousmane, ma per tutto il Senegal”, ha affermato Ibrahima Massaly, uno dei sostenitori di Sonko.
Ma lo stato ha già preannunciato un ulteriore ricorso.
Il 1 giugno Sonko era stato riconosciuto colpevole di adescamento di una minorenne e condannato a due anni di prigione. Dato che aveva rifiutato di partecipare al processo, era stato condannato in contumacia.
Sonko, che si trova attualmente in prigione, è stato anche incriminato per incitamento all’insurrezione, associazione a delinquere e minaccia alla sicurezza dello stato. Secondo Sonko e i suoi sostenitori, si tratta di accuse politicamente motivate il cui scopo è impedirgli di partecipare alle presidenziali. Le autorità hanno anche sciolto il suo partito.
Sonko è molto popolare tra i giovani per la sua retorica panafricanista e per le sue invettive contro la corruzione statale, le multinazionali e le influenze dell’ex potenza coloniale francese. I suoi detrattori, invece, lo considerano un agitatore populista.