I bombardamenti israeliani del 17 e 18 dicembre hanno causato più di cento morti nella Striscia di Gaza, secondo le autorità di Hamas, mentre il governo israeliano è stato accusato da Human rights watch (Hrw) di affamare deliberatamente la popolazione.
Nonostante le crescenti critiche internazionali per il numero delle vittime civili, che si avvicina a quota ventimila, l’esercito israeliano continua a colpire il territorio palestinese, dov’è in corso una catastrofe umanitaria.
Il 18 dicembre l’ong Hrw ha accusato Israele di usare “la fame dei civili come strumento di guerra nella Striscia di Gaza”. Il governo israeliano ha reagito definendo Hrw “un’organizzazione antisemita e antisraeliana”.
“L’esercito israeliano sta deliberatamente bloccando l’accesso all’acqua potabile, al cibo e al carburante, ostacolando gli aiuti umanitari e distruggendo le coltivazioni allo scopo di privare la popolazione dei beni essenziali per la sopravvivenza”, ha affermato Hrw.
Dieci giorni dopo il veto degli Stati Uniti, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite esaminerà il 18 dicembre un nuovo testo che chiede un “cessate il fuoco immediato e duraturo”, in un momento in cui Washington mostra segni d’impazienza nei confronti dell’alleato israeliano.
Il segretario della difesa statunitense Lloyd Austin ha raggiunto Israele il 18 dicembre.
Il ministero della salute di Hamas ha annunciato che 110 palestinesi sono morti dal 17 dicembre nei bombardamenti israeliani a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Almeno cinquanta di loro sono morti nel corso di attacchi contro le abitazioni.
Nella parte sud del territorio, colonne di fumo causate dai bombardamenti sono state segnalate la mattina del 18 dicembre nella città di Khan Yunis.
Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 19.453 persone. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.140 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili.
Circa 250 ostaggi sono stati rapiti da Hamas il 7 ottobre, 129 dei quali sono ancora detenuti nella Striscia, secondo le autorità israeliane.
Secondo le Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto 1,9 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, cioè l’85 per cento della popolazione totale, sono stati costretti a lasciare le loro case.
Molti di loro sono dovuti fuggire più volte e si trovano ora in campi improvvisati senza elettricità e con carenze di acqua, cibo e medicinali.
“Fame, malattie e basse difese immunitarie”
“Non sarei sorpreso se gli abitanti cominciassero a morire di fame o di una combinazione di fame, malattie e basse difese immunitarie”, ha affermato il 17 dicembre Philippe Lazzarini, il direttore dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.
Gli aiuti internazionali, che devono essere autorizzati da Israele, stanno arrivando in quantità molto limitate. Il governo israeliano ha annunciato il 18 dicembre che 122 camion sono entrati il giorno prima dall’Egitto attraverso il valico di Rafah e altri 79 attraverso il valico di Kerem Shalom, che Israele ha accettato di aprire su pressione degli Stati Uniti.
Molti ospedali della Striscia di Gaza, la maggior parte dei quali è fuori servizio, sono stati coinvolti nei combattimenti.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha dichiarato il 17 dicembre di essere “sconcertato” dalla distruzione dell’ospedale Kamal Adwan a Beit Lahia, nel nord della Striscia.
L’ospedale Al Shifa nella città di Gaza, il più grande del territorio, e l’ospedale Nasser a Khan Yunis sono stati presi di mira il 17 e il 18 dicembre dall’esercito israeliano, secondo le autorità di Hamas.
Nuova mediazione del Qatar
Il 17 dicembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è impegnato ancora una volta a “continuare l’offensiva fino alla distruzione di Hamas”.
Il 15 dicembre l’esercito ha ammesso di aver ucciso per errore a Gaza tre ostaggi di età compresa tra i 25 e i 28 anni che stavano sventolando una bandiera bianca.
Il 17 dicembre l’esercito ha affermato di aver scoperto il più grande tunnel di Hamas nella Striscia di Gaza, che si estende “per più di quattro chilometri fino al valico di Erez”, che divide la Striscia di Gaza da Israele.
Il Qatar, principale paese mediatore insieme agli Stati Uniti e all’Egitto, ha assicurato che “sono in corso i negoziati per un’altra tregua umanitaria”, dopo quella entrata in vigore il 24 novembre e durata una settimana.
La guerra a Gaza sta causando tensioni anche nel mar Rosso, dove il 18 dicembre i ribelli huthi dello Yemen hanno rivendicato gli attacchi a due navi che, secondo loro, “avevano legami con Israele”.