Il 14 febbraio la giustizia venezuelana ha confermato le accuse di “cospirazione” contro l’attivista per i diritti umani Rocío San Miguel, di cui lo stesso giorno alcuni manifestanti hanno chiesto la liberazione.
I membri di alcune ong si sono riuniti nella capitale Caracas al grido di “Rocío libera”.
“Rocío San Miguel è stata arrestata nell’ambito di un giro di vite contro le organizzazioni della società civile”, ha dichiarato all’Afp l’avvocata Andrea Santacruz, dell’ong Civilis.
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L’attivista, che ha la doppia nazionalità venezuelana e spagnola, è accusata di “tradimento, terrorismo e cospirazione, ed è coinvolta in un complotto per assassinare il presidente Nicolás Maduro”, ha affermato il procuratore generale Tarek William Saab in una conferenza stampa.
“San Miguel aveva un ruolo specifico in questo complotto”, ha aggiunto Saab. “Doveva comunicare in tempo reale l’evoluzione delle azioni terroristiche previste”.
San Miguel, 57 anni, avvocata e direttrice di un’ong, era stata arrestata il 9 febbraio all’aeroporto di Caracas mentre si preparava a lasciare il paese.
In quei giorni il governo ha annunciato di aver sventato cinque complotti in cui erano coinvolti soldati, giornalisti e attivisti.
“Diciannove persone sono state arrestate in relazione a questo caso e quindici mandati d’arresto sono stati emessi”, ha dichiarato Saab denunciando “una feroce campagna contro lo stato venezuelano condotta dall’estero”.
Il 13 febbraio gli Stati Uniti e l’Unione europea hanno espresso la loro preoccupazione per la sorte di San Miguel, mentre le Nazioni Unite hanno denunciato la “repressione di qualunque forma di dissenso in Venezuela”.
Gli avvocati di San Miguel hanno affermato di non essere ancora riusciti a parlare con la loro cliente.
“Siamo anche preoccupati per le perquisizioni effettuate nella casa di San Miguel”, ha dichiarato l’avvocato Joel García sul social network X. “Temiamo che la polizia abbia piazzato delle false prove per incastrarla”.