Migliaia di persone hanno partecipato il 25 febbraio a São Paulo, in Brasile, a una manifestazione a favore dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, che sostiene di essere vittima di una persecuzione politica.
“È inaccettabile che un potere qualsiasi possa eliminare qualcuno dalla scena politica senza un valido motivo”, ha affermato Bolsonaro durante la manifestazione, riferendosi al fatto che nel 2023 è stato dichiarato ineleggibile per otto anni per aver diffuso false informazioni sul sistema di voto elettronico.
Il 22 febbraio l’ex presidente è stato convocato dalla polizia federale per un interrogatorio sul suo presunto coinvolgimento in un tentativo di colpo di stato, culminato nella rivolta di Brasília dell’8 gennaio 2023.
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“Un colpo di stato significa carri armati nelle strade, armi e complotti, e niente di tutto questo è accaduto in Brasile”, ha dichiarato Bolsonaro, indossando una maglia della nazionale brasiliana di calcio.
“Tutti noi sosteniamo Bolsonaro perché rappresenta Dio, patria e famiglia”, ha affermato Wilson Aseka, 63 anni, che ha percorso settecento chilometri per partecipare alla manifestazione.
In mezzo alla folla c’erano molte bandiere israeliane in segno di disaccordo con le dichiarazioni del presidente di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, che il 18 febbraio aveva paragonato l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza all’Olocausto, provocando una crisi diplomatica con Israele.
L’8 febbraio la polizia federale aveva condotto una vasta operazione, con trentatré perquisizioni e quattro mandati d’arresto, nell’ambito di un’inchiesta su “un’organizzazione criminale che ha portato a un tentativo di colpo di stato per permettere a Bolsonaro di restare al potere”.
In quell’occasione Bolsonaro aveva dovuto consegnare il passaporto alle autorità.
Quattro generali, tra cui l’ex ministro della difesa Walter Braga Netto, sono accusati di essere coinvolti nel tentativo di colpo di stato. Avrebbero contribuito a diffondere “false informazioni di brogli prima e dopo le elezioni presidenziali del 2022 per legittimare un intervento militare”.
Secondo la polizia, alla fine del 2022 Bolsonaro aveva modificato personalmente un progetto di decreto che prevedeva nuove elezioni e l’arresto del giudice della corte suprema Alexandre de Moraes, che aveva avviato alcune inchieste contro di lui.
Una settimana dopo l’insediamento di Lula, l’8 gennaio 2023, migliaia di sostenitori di Bolsonaro avevano messo a soqquadro gli edifici governativi della capitale Brasília, in una rivolta che è stata paragonata all’assalto al congresso del 6 gennaio 2021 negli Stati Uniti.