Il parlamento ghaneano ha approvato il 28 febbraio una legge che vieta gli atti omosessuali, un provvedimento che preoccupa la comunità lgbt+ anche se non è detto che entri in vigore.
La legge deve infatti essere ratificata dal presidente Nana Akufo-Addo, che lascerà l’incarico a dicembre, dopo due mandati. Secondo alcuni osservatori, Akufo-Addo potrebbe non voler danneggiare la sua reputazione all’estero ratificando la legge, che è contestata da una parte della comunità internazionale e dalle organizzazioni per i diritti umani.
Il testo – promosso da una coalizione composta da cristiani, musulmani e capi tradizionali – punisce con pene da due mesi a tre anni le persone che compiono atti omosessuali e con pene da cinque a dieci anni quelle che promuovono l’omosessualità.
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In Ghana le relazioni tra persone dello stesso sesso erano già vietate da una legge risalente all’epoca coloniale, che però non era applicata.
Le persone omosessuali sono, però, spesso vittime di discriminazioni.
La sera del 27 febbraio l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, aveva espresso “forte preoccupazione” in vista del voto in parlamento.
“Il progetto di legge è in contrasto con gli impegni regionali e internazionali presi dal Ghana in materia di diritti umani”, aveva aggiunto.
“Ci aspettiamo che il presidente ratifichi la legge il prima possibile”, ha affermato il deputato Sam George, uno dei promotori della legge.
L’eccezione sudafricana
Secondo l’International lesbian and gay association (Ilga), l’omosessualità è vietata in 31 dei 54 stati africani. In alcuni paesi le pene possono arrivare fino all’ergastolo.
Le relazioni omosessuali sono state depenalizzate in pochi paesi: Capo Verde, Gabon, Guinea-Bissau, Lesotho, Mozambico e Seychelles.
Il Sudafrica è l’unico paese del continente ad aver legalizzato, nel 2006, i matrimoni tra persone dello stesso sesso.