La guerra civile in corso da quasi undici mesi in Sudan “potrebbe causare la più grave carestia del mondo”, ha avvertito il 6 marzo il Programma alimentare mondiale (Pam), un’agenzia delle Nazioni Unite.
I combattimenti, che finora hanno causato migliaia di vittime e otto milioni di sfollati, “minacciano milioni di persone e la pace e la stabilità in tutta la regione”, ha affermato Cindy McCain, direttrice esecutiva del Pam.
“Vent’anni fa, quando la regione sudanese del Darfur fu colpita da una grave carestia, la comunità internazionale reagì prontamente, mentre oggi nessuno s’interessa al Sudan”, ha aggiunto.
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All’epoca il dittatore Omar al Bashir, deposto nel 2019, spinse le milizie filogovernative janjaweed a seminare morte e distruzione nel Darfur, un’ampia regione nell’ovest del paese.
Oggi queste milizie fanno parte delle Forze di supporto rapido (Rsf), guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, in guerra dal 15 aprile 2023 con l’esercito regolare guidato dal capo della giunta militare Abdel Fattah al Burhan.
I bombardamenti, la distruzione delle infrastrutture, gli stupri, i saccheggi, i trasferimenti forzati e i villaggi bruciati fanno 0rmai parte della vita quotidiana dei 48 milioni di abitanti del Sudan.
“Se le violenze continueranno, potrebbero causare la più grave carestia del mondo”, ha dichiarato McCain.
Attualmente meno del 5 per cento degli abitanti del paese può permettersi un pasto completo, secondo il Pam.
Circa diciotto milioni di sudanesi vivono in una situazione d’insicurezza alimentare acuta, mentre la consegna degli aiuti alimentari è ostacolata dalle violenze e dalla mancanza di finanziamenti.
Secondo Medici senza frontiere (Msf), nel campo profughi di Zamzam, in Darfur, muore un bambino ogni due ore.