Il 7 marzo il Consiglio nazionale elettorale (Cne) ha invitato gli osservatori dell’Unione europea alle elezioni presidenziali del 28 luglio, in cui l’attuale capo dello stato Nicolás Maduro si candiderà a un terzo mandato.
Elvis Amoroso, presidente del Cne, ha affermato che l’invito è stato esteso anche alle Nazioni Unite, alla Comunità degli stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac), alla Comunità caraibica (Caricom), all’Unione africana, al gruppo dei paesi emergenti Brics e al Carter Center, che ha sede negli Stati Uniti.
La presenza degli osservatori europei è prevista dall’accordo firmato dal governo e dall’opposizione nell’ottobre scorso a Barbados, nell’ambito di un dialogo condotto con la mediazione della Norvegia.
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Maduro, 61 anni, è stato rieletto nel 2018 in uno scrutinio boicottato dall’opposizione e la cui legittimità non è stata riconosciuta da più di sessanta paesi. Eletto per la prima volta nel 2013, è il successore di Hugo Chávez (1999-2013), di cui rivendica l’eredità politica.
Anche se Maduro non ha ancora fatto annunci ufficiali, la sua candidatura è data per scontata.
Il 5 marzo il Cne ha annunciato che le elezioni si terranno il 28 luglio, specificando che le candidature potranno essere presentate tra il 21 e il 25 marzo, mentre la campagna elettorale si svolgerà dal 4 al 25 luglio.
Non è ancora chiaro chi sarà il candidato dell’opposizione, dopo che il 26 gennaio la corte suprema ha confermato l’ineleggibilità di María Corina Machado, che aveva vinto le primarie dello scorso ottobre con il 92 per cento dei voti.
La giustizia venezuelana, che non ha alcuna autonomia dal governo, ha escluso Machado accusandola di aver sostenuto le sanzioni statunitensi contro il Venezuela.