Manuel Rosales, avversario di Hugo Chávez nelle elezioni presidenziali del 2006 e attuale governatore dello stato nordoccidentale di Zulia, sfiderà il capo dello stato uscente Nicolás Maduro nelle presidenziali del 28 luglio, per le quali la principale coalizione d’opposizione non ha potuto presentare un candidato ufficiale.
Rosales, 71 anni, è riuscito a registrarsi poco prima della scadenza della mezzanotte del 25 marzo.
La sua candidatura è stata poi confermata da Elvis Amoroso, presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne).
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La Plataforma unitaria democrática (Pud), la principale coalizione d’opposizione, di cui fa parte il partito di Rosales, ha affermato di non aver potuto accedere al sito del Cne.
“Vogliamo informare l’opinione pubblica nazionale e internazionale che ci è stato impedito di registrare la nostra candidatura ufficiale”, ha dichiarato Omar Barboza, un esponente della Pud.
La Pud voleva candidare Corina Yoris, una docente universitaria di 80 anni, designata per rappresentare l’opposizione dopo che la leader María Corina Machado, vincitrice delle primarie dello scorso ottobre con il 92 per cento dei voti, era stata dichiarata ineleggibile.
Resta ora da capire se Machado sosterrà la candidatura di Rosales, che negli ultimi anni è stato criticato da una parte dell’opposizione.
Maduro, accompagnato da una marea rossa di migliaia di sostenitori, ha invece registrato la sua candidatura in pompa magna, tra discorsi e musica.
“Giuro solennemente che il 28 luglio, giorno del settantesimo anniversario della nascita del comandante Chávez, li sconfiggeremo di nuovo”, ha affermato il leader venezuelano, che indossava una tuta con i colori del paese.
Il presidente ha anche dichiarato che due uomini armati legati alla coalizione d’opposizone sono stati arrestati dopo essersi infiltrati nel corteo allo scopo di assassinarlo. La procura ha confermato che due persone saranno perseguite per terrorismo e tentato omicidio. L’opposizione ha invece definito le accuse “infondate”.
Maduro, 61 anni, si considera l’erede del “chavismo”, un “socialismo del ventunesimo secolo” basato sulle nazionalizzazioni e su una forte presenza dello stato e dell’esercito.
Più di sessanta paesi, tra cui gli Stati Uniti, non hanno riconosciuto la sua vittoria nel 2018 in elezioni presidenziali boicottate dall’opposizione. Il mancato riconoscimento ha portato a una serie di sanzioni economiche contro il paese, che hanno colpito soprattutto il settore petrolifero.