L’azienda farmaceutica giapponese Kobayashi Pharmaceutical ha annunciato il 28 marzo altri due decessi potenzialmente legati al consumo dei suoi integratori alimentari a base di riso rosso fermentato, al centro da giorni di uno scandalo sanitario in Giappone.
Il bilancio dei decessi potenzialmente legati al consumo del riso rosso fermentato, noto come beni kōji, sale quindi a quattro, mentre più di cento persone sono state ricoverate in ospedale.
Secondo la Kobayashi Pharmaceutical, i suoi integratori a base di riso rosso fermentato riducono in modo naturale il colesterolo, anche se da alcuni studi è emerso che sono potenzialmente nocivi: a seconda della composizione chimica, possono danneggiare organi come fegato e reni.
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Le due persone la cui morte è stata annunciata il 28 marzo assumevano uno dei tre tipi di prodotti incriminati, ha affermato in un comunicato stampa la Kobayashi Phamaceutical, che ha sede a Osaka.
“Stiamo verificando i fatti e gli eventuali nessi causali”, ha aggiunto l’azienda, che la settimana scorsa ha ritirato dal commercio i prodotti incriminati.
Tuttavia, già a gennaio l’azienda aveva ricevuto segnalazioni di problemi renali potenzialmente legati al consumo dei suoi integratori al riso rosso fermentato.
“È deplorevole che dopo aver ricevuto quelle segnalazioni la Kobayashi Pharmaceutical non abbia avvertito il governo”, ha affermato il 26 marzo il ministro della salute Keizō Takemi.
Decine di aziende
La Kobayashi Pharmaceutical ha inoltre affermato di aver fornito il suo riso rosso fermentato a decine di aziende in Giappone, molte delle quali hanno richiamato prodotti alimentari che lo contenevano, e ad altre due a Taiwan.
“Il governo e le agenzie competenti stanno collaborando per garantire la sicurezza alimentare”, ha dichiarato il 28 marzo il portavoce del governo Yoshimasa Hayashi.
“Una volta identificate le cause del problema, il governo adotterà le misure necessarie per evitare che qualcosa di simile possa ripetersi”, ha affermato il 28 marzo in parlamento il primo ministro Fumio Kishida.