Tre anni dopo essere diventato il primo stato statunitense a depenalizzare tutte le droghe, l’Oregon ha deciso di fare marcia indietro.
Tina Kotek, la governatrice democratica dello stato, ha ratificato il 1 aprile una legge che cancella la depenalizzazione.
Dal 1 settembre il possesso di droghe pesanti – tra cui fentanyl, eroina, cocaina ed ecstasy – sarà nuovamente considerato un reato, punibile con una pena detentiva fino a sei mesi.
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Cosa succede negli Stati Uniti. A cura di Alessio Marchionna. Ogni domenica.
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La depenalizzazione, sancita da un referendum, era entrata in vigore all’inizio del 2021: i consumatori trovati in possesso di sostanze stupefacenti dovevano pagare multe da cento dollari e ricevevano informazioni sui centri per la cura delle dipendenze, mentre la produzione e la vendita rimanevano illegali.
L’idea era quella di trattare i consumatori di droghe come pazienti e non come criminali, ispirandosi all’esempio virtuoso del Portogallo.
Ma l’entrata in vigore della legge ha coinciso con la crisi sanitaria causata dal fentanyl in tutto il paese: i casi di overdose fatali sono più che triplicati in Oregon tra il 2019 e il 2022, soprattutto a causa di quest’oppioide, che è più potente dell’eroina.
Le autorità sono state anche poco efficienti nell’aprire centri di accoglienza per le persone con dipendenze, e questo ha reso il consumo di droga molto visibile nelle strade.
Tutto ciò ha prodotto un’inversione di tendenza nell’opinione pubblica: gli avversari della depenalizzazione hanno denunciato un fallimento, mentre molti operatori sanitari hanno sottolineato che la legge non è stata applicata a dovere.
La Drug policy alliance, una delle organizzazioni che si erano battute per la depenalizzazione, ha denunciato il 2 aprile un “pericoloso passo indietro”.
“Si torna a mettere l’accento sugli aspetti punitivi invece che sul trattamento delle dipendenze”, ha dichiarato Kassandra Frederique, presidente dell’organizzazione.
In base alla nuova legge, la polizia dovrebbe comunque continuare a dare la priorità ai percorsi alternativi all’azione penale, quando possibile.