Il 2 aprile l’assemblea nazionale venezuelana ha approvato in prima lettura un progetto di legge contro il “fascismo” che prevede pene fino a dodici anni di prigione e pesanti multe, e che suscita le preoccupazioni dell’opposizione.
Le autorità, infatti, associano spesso la parola “fascismo” alle attività dell’opposizione.
La “legge contro fascismo, neofascismo e altri movimenti simili” è stata presentata all’assemblea nazionale dalla vicepresidente Delcy Rodríguez, dopo essere stata proposta il 24 marzo dal presidente Nicolás Maduro, che nelle elezioni presidenziali del 28 luglio punta a ottenere un terzo mandato.
Iscriviti a Sudamericana |
Cosa succede in America Latina. A cura di Camilla Desideri. Ogni due settimane, il venerdì.
|
Iscriviti |
Iscriviti a Sudamericana
|
Cosa succede in America Latina. A cura di Camilla Desideri. Ogni due settimane, il venerdì.
|
Iscriviti |
L’obiettivo della legge, che è composta da trenta articoli, è “introdurre mezzi e meccanismi per preservare la coesistenza pacifica e la tranquillità pubblica”, nonché “proteggere la società venezuelana dall’emergere di movimenti fascisti, neofascisti o simili”.
L’articolo 22 afferma che “chiunque invochi, promuova o compia azioni politiche violente sarà punito con una pena detentiva da otto a dodici anni e con l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena”.
La “diffusione di messaggi proibiti” alla radio o alla televisione sarà punita con la revoca della licenza di trasmissione, mentre per i mezzi d’informazione cartacei e online sono previste multe fino a centomila dollari.
Gli attivisti per i diritti umani hanno definito “repressiva” la legge, che sarà oggetto di un secondo dibattito prima dell’approvazione definitiva. “Vìola il diritto di manifestare”, ha dichiarato sul social network X l’attivista Marino Alvarado.
Già nel 2017, in occasione della repressione di un grande movimento di protesta che aveva causato più di 125 vittime, Maduro aveva fatto approvare una legge “contro l’odio” che prevedeva pene fino a vent’anni di prigione.
La legge era stata usata per mettere a tacere l’opposizione e, più in generale, qualunque forma di dissenso.