Il 4 aprile alcuni partiti d’opposizione e un’organizzazione della società civile hanno indetto tre giorni di manifestazioni in Togo contro il rinvio a data da destinarsi delle elezioni legislative e regionali. Il giorno prima nove oppositori erano stati arrestati, in un contesto di crescenti tensioni dopo l’approvazione di una nuova costituzione alla fine di marzo.
“Quattro partiti d’opposizione – Addi, Anc, Fdr e Psr – e un’organizzazione della società civile (Fctd) invitano la popolazione a unirsi a loro per tre giorni di protesta l’11, il 12 e il 13 aprile”, si legge in un comunicato.
In Togo le manifestazioni sono vietate dal 2022, quando un attacco al mercato principale di Lomé aveva causato la morte di un poliziotto.
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Il 3 aprile le autorità hanno annunciato il rinvio delle elezioni legislative e regionali previste per il 20 aprile, per permettere all’assemblea nazionale di riesaminare il progetto di nuova costituzione approvato il 25 marzo.
La settimana scorsa, in seguito alle polemiche suscitate dal nuovo testo costituzionale, che trasformerebbe il Togo da regime presidenziale a parlamentare, il presidente Faure Gnassingbé, al potere dal 2005, aveva ordinato un ulteriore esame del testo.
Il 3 aprile nove oppositori sono stati arrestati mentre distribuivano volantini contro la nuova costituzione al mercato di Akodessêwa.
L’opposizione teme che con il nuovo testo costituzionale, che affida all’assemblea nazionale la nomina del presidente e del capo del governo, sarebbe più facile per Gnassingbé restare al potere.
“Truffa costituzionale”
“Si tratta di una truffa costituzionale”, ha dichiarato all’Afp lo storico Michel Goeh-Akue. “L’adozione di una nuova legge fondamentale richiede un referendum popolare”.
Le elezioni legislative e regionali si sarebbero dovute tenere a dicembre, ma erano state rinviate prima al 12 e poi al 20 aprile.
L’opposizione, che ha boicottato le ultime elezioni del 2018, ha deciso stavolta di partecipare allo scrutinio.
Negli ultimi anni l’Africa occidentale è stata scossa dai colpi di stato militari in Mali, Guinea, Burkina Faso e Niger, e da un’insurrezione jihadista, presente anche nel nord del Togo.