Le alluvioni lungo il fiume Ural, tra la Russia e il Kazakistan, si stanno aggravando, hanno annunciato il 9 aprile le autorità dei due paesi.
Le alluvioni sono state causate dalle forti piogge degli ultimi giorni e dalle temperature superiori alla media, che hanno accelerato lo scioglimento della neve e del ghiaccio.
Secondo gli scienziati, il riscaldamento globale sta aumentando la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi, tra cui le alluvioni.
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Ogni giovedì le notizie più importanti sulla crisi climatica e ambientale. A cura di Gabriele Crescente.
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Il 9 aprile i presidenti di Russia e Kazakistan, Vladimir Putin e Qasym-Jomart Toqaev, hanno avuto un colloquio telefonico per discutere della situazione e coordinare le operazioni di soccorso, ha affermato il Cremlino.
Nella città russa di Orenburg, che ha mezzo milione di abitanti, il livello dell’acqua dovrebbe raggiungere un nuovo picco il 10 aprile. “Il 9 aprile il fiume Ural è arrivato a nove metri”, ha dichiarato il vicesindaco Aleksej Kudinov.
“Se superasse quota 9,30 metri, la città potrebbe essere allagata”, ha aggiunto.
Il record storico è di 9,46 metri nel 1942.
Più di diecimila case allagate
Più a est, nella regione di Kurgan, le autorità sono state costrette a trasferire gli abitanti di alcuni villaggi sul fiume Tobol.
Anche la regione di Tjumen ha proclamato lo stato d’emergenza.
In totale 62 centri urbani si trovano nella zona a rischio, ha affermato il ministero russo delle situazioni di emergenza. Finora più di diecimila case sono state allagate.
La città più colpita è Orsk, nella regione di Orenburg, allagata dopo la rottura di una diga.
In Kazakistan circa 86mila persone sono state costrette a lasciare le loro case, ha affermato il ministero kazaco delle situazioni di emergenza.