L’11 aprile il parlamento polacco ha avviato le discussioni su una liberalizzazione dell’aborto, in un contesto di forti divisioni tra partiti, anche all’interno della coalizione filoeuropea al governo.
Negli otto anni al potere del partito nazionalista e populista Diritto e giustizia (Pis) c’è stata una progressiva riduzione dei diritti riproduttivi delle donne. In questo periodo è stato anche introdotto un divieto quasi totale di aborto, che ha provocato grandi manifestazioni di protesta.
In campagna elettorale l’alleanza filoeuropea aveva promesso di ripristinare il diritto all’aborto, che oggi è ammesso solo in caso di stupro, incesto o grave rischio per la salute della gestante.
Ma i progetti di legge per liberalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza sono attualmente bloccati in parlamento.
Coalizione civica (Ko), l’alleanza centrista guidata dal primo ministro Donald Tusk, ha presentato un progetto di legge che prevede la liberalizzazione dell’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza, mentre i partiti alleati hanno presentato altri tre progetti di legge.
Non è ancora chiaro se uno di questi progetti riuscirà a superare una prima votazione prevista per il 12 aprile.
Alcuni deputati del partito contadino Psl, che fa parte della coalizione di governo, hanno già fatto sapere che non sosterranno alcun progetto in discussione.
Secondo un sondaggio pubblicato l’11 aprile, il 35 per cento dei polacchi è favorevole a legalizzare l’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza e il 21 per cento ad autorizzarlo solo in caso di malformazioni del feto, mentre il 14 per cento è soddisfatto della legislazione attuale.
In caso di approvazione in parlamento, un progetto di legge dovrebbe poi essere ratificato dal presidente di destra Andrzej Duda, uno stretto alleato del Pis.
Il mese scorso Duda ha messo il veto a un progetto di legge che liberalizzava l’accesso alla pillola del giorno dopo.