Il 2 maggio la Turchia ha sospeso le relazioni commerciali con Israele a causa della guerra nella Striscia di Gaza, aggravando le tensioni tra i due paesi.
“Le esportazioni e le importazioni con Israele sono sospese”, ha annunciato in un comunicato il ministero del commercio turco, che il mese scorso aveva già limitato le esportazioni delle aziende turche verso Israele.
“La Turchia applicherà queste misure in modo rigoroso fino a quando il governo israeliano non garantirà il pieno accesso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza”, ha aggiunto il ministero.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Il ministro degli esteri israeliano Israel Katz ha accusato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan di aver “violato gli accordi tra Israele e Turchia”, aggiungendo che il governo israeliano “creerà delle alternative al commercio con Ankara, concentrandosi sulla produzione locale e sulle importazioni da altri paesi”.
Il ministero del commercio turco non ha chiarito se saranno sospese anche le esportazioni di petrolio azero verso Israele attraverso il porto turco di Ceyhan.
Secondo alcune stime, più di un terzo del fabbisogno israeliano di petrolio transita attraverso il porto di Ceyhan.
Di fronte alla rabbia crescente della popolazione turca contro il mantenimento delle relazioni commerciali con Israele, all’inizio di aprile Ankara aveva limitato le esportazioni di 54 categorie di beni, tra cui acciaio, ferro e alluminio.
“La Turchia continuerà a sostenere la lotta dei nostri fratelli palestinesi, come ha sempre fatto”, ha affermato il ministero del commercio turco.
La guerra tra Israele e Hamas ha mandato in frantumi la normalizzazione delle relazioni turco-israeliane, cominciata nel 2022 dopo un decennio di tensioni.
Negli ultimi mesi Erdoğan ha più volte definito Israele uno “stato terrorista” e ha affermato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu “ha superato Hitler”.
All’inizio di novembre Ankara ha anche richiamato l’ambasciatore turco a Tel Aviv.