Il conservatore José Raúl Mulino, grande favorito della vigilia e sostituto dell’ex presidente Ricardo Martinelli (2009-2014), che è stato condannato per riciclaggio e si è rifugiato nell’ambasciata del Nicaragua, ha vinto le elezioni presidenziali del 5 maggio a Panamá.
Mulino, un avvocato di 64 anni, ha ottenuto più del 34 per cento dei voti, precedendo di nove punti percentuali il candidato di centrodestra Ricardo Lombana, che ha ammesso la sconfitta.
Mulino si è detto pronto a governare con “responsabilità e umiltà”. “Non sono il burattino di nessuno”, ha affermato in un discorso tenuto davanti ai suoi sostenitori.
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Non potendo candidarsi, Martinelli, che il 7 febbraio si è rifugiato nell’ambasciata del Nicaragua con il suo cane Bruno, aveva designato come sostituto Mulino, che era il suo candidato vicepresidente.
Mulino, che prenderà il posto del socialdemocratico Laurentino Cortizo, era stato ministro della sicurezza all’epoca della presidenza Martinelli. Tra il 2015 e il 2016 era stato arrestato con l’accusa di corruzione, prima di essere rilasciato a causa di errori procedurali.
Tre milioni di panamensi erano chiamati a eleggere il presidente e i 71 deputati del parlamento unicamerale. Il tasso di partecipazione è stato superiore al 77 per cento.
La campagna elettorale è stata dominata dalla questione Martinelli, condannato a undici anni di prigione per riciclaggio.
L’ex presidente, 72 anni, è anche accusato di intercettazioni illegali e corruzione nell’ambito di uno scandalo che coinvolge la multinazionale brasiliana Odebrecht.
Nei mesi scorsi Panamá, che soffre di una corruzione endemica, è stata colpita da una grave siccità che ha ridotto il traffico marittimo nel suo famoso canale, motore dell’economia nazionale.
Nel 2023 sono entrati nel paese circa cinquecentomila migranti provenienti dalla giungla del Darién, al confine con la Colombia, e diretti negli Stati Uniti.