Il 12 giugno il senato argentino ha approvato un controverso pacchetto di riforme voluto dal presidente Javier Milei al termine di una giornata caratterizzata da manifestazioni di protesta che hanno causato alcuni feriti.
“Dico sì alle riforme in nome degli argentini che soffrono e che non vogliono vedere i loro figli lasciare il paese”, ha affermato la vicepresidente Victoria Villarruel, il cui voto è stato decisivo per l’approvazione.
Il testo, ancora in discussione per gli ultimi dettagli, dovrebbe essere approvato definitivamente dal senato la mattina del 13 giugno per poi essere trasmesso alla camera dei deputati.
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Prima della votazione al senato, nella capitale Buenos Aires si sono verificati scontri tra polizia e manifestanti. “Le riforme in discussione ci riporteranno indietro di cent’anni”, ha dichiarato uno dei manifestanti, Fabio Núñez, un avvocato di 55 anni.
Le violenze sono scoppiate quando i manifestanti hanno cercato di superare il cordone di sicurezza intorno alla camera dei deputati.
Secondo il ministero della salute, sette persone, tra cui cinque deputati d’opposizione, sono state curate in ospedale dopo aver inalato gas lacrimogeni.
Almeno dieci persone sono state arrestate e nove poliziotti sono rimasti feriti, ha dichiarato all’Afp un portavoce del ministero della sicurezza.
La presidenza argentina ha denunciato “un gruppo di terroristi che, usando bastoni, pietre e perfino granate, ha cercato di compiere un colpo di stato”.
In discussione al senato c’era una nuova versione della legge “omnibus”, fiore all’occhiello del governo Milei, respinta nella versione originale di seicento articoli e approvata con una serie di modifiche e 238 articoli dalla camera dei deputati ad aprile.
Tra le concessioni fatte dal governo, diventato più pragmatico nel corso dei mesi, c’è la riduzione delle privatizzazioni, passate da circa quaranta a meno di dieci, tra cui quella della compagnia aerea statale Aerolíneas Argentinas.
Il senato sta anche esaminando un piano per rendere più flessibile il mercato del lavoro.
Il 9 maggio l’Argentina aveva vissuto il secondo sciopero generale in appena cinque mesi di governo di Milei, un ultraliberista che sta cercando di portare avanti il suo piano di austerità.
Il governo rivendica la riduzione dell’inflazione e l’avanzo di bilancio registrato nel primo trimestre dell’anno, mentre l’opposizione denuncia recessione e aumento della povertà.