Il 25 giugno il governo peruviano ha rinunciato a classificare la disforia di genere come un “disturbo mentale”, una definizione abbandonata da tempo dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
Il ministero della salute ha affermato che le persone transgender saranno invece descritte come affette da “disforia di genere”. In questo modo potranno continuare a beneficiare dei contributi pubblici per sostenere le spese di psicoterapia.
La decisione è arrivata dopo che il mese scorso il governo aveva aggiornato la lista delle condizioni sanitarie per le quali era possibile accedere ai contributi, introdotti nel 2021, includendo le persone transgender.
Nel decreto il ministero della salute aveva però definito le persone transgender, che non si riconoscono nel sesso fenotipico di nascita, come affette da un “disturbo mentale”.
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Il 17 maggio, in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, centinaia di persone avevano partecipato a una manifestazione di protesta davanti al ministero della salute a Lima.
“Chiediamo l’abrogazione di questo decreto transfobico e violento”, aveva dichiarato all’Afp l’attivista lgbt+ Gianna Camacho.
“Non soffriamo di alcun disturbo mentale”, aveva aggiunto.
Anche Human rights watch aveva definito il decreto “profondamente retrogrado” in un paese che non consente il matrimonio ugualitario e la rettifica di genere nei documenti d’identità.