La guardia costiera delle Filippine sta cercando di contenere una marea nera ed evitare “un disastro ambientale” dopo l’affondamento al largo della capitale Manila di una petroliera con a bordo 1,4 milioni di litri di olio combustibile.

“La fuoriuscita di petrolio causata dall’affondamento della Mt Terra Nova è limitata”, ha affermato il 26 luglio il contrammiraglio Armando Balilo, portavoce della guardia costiera, precisando che solo il carburante usato per alimentare la nave sarebbe finito in mare.

“L’olio combustibile si trova ancora nella cisterna”, ha aggiunto. “Dovremo quindi affrontare una corsa contro il tempo per evitare un disastro ambientale”.

Un membro dell’equipaggio della petroliera battente bandiera filippina è morto quando l’imbarcazione si è rovesciata nelle prime ore del 25 luglio a circa sette chilometri da Limay, nella baia di Manila.

Secondo i giornalisti dell’Afp, la guardia costiera è attualmente al lavoro nel porto di Limay per contenere la marea nera, che si estende per alcuni chilometri.

Balilo ha affermato che sono state sistemate delle barriere galleggianti nel caso si verificasse lo “scenario peggiore”, cioà una fuoriuscita dell’olio combustibile dalla cisterna.

Quando le condizioni meteorologiche miglioreranno, i sommozzatori della guardia costiera avvieranno le operazioni di estrazione dell’olio combustibile.

Secondo la guardia costiera, potrebbero durare circa una settimana.

Le accuse di Greenpeace

L’affondamento della petroliera è avvenuto in un momento in cui le Filippine erano colpite da forti piogge e venti intensi legati al passaggio del tifone Gaemi.

Le autorità hanno avviato un’inchiesta per chiarire se siano state rispettate le norme di sicurezza.

L’ong ambientalista Greenpeace ha affermato che i proprietari della petroliera dovranno “pagare il conto” dei danni ambientali e risarcire le comunità locali.

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