La banca centrale dell’Etiopia (Nbe) ha annunciato il 29 luglio un’importante riforma del suo regime di cambio, autorizzando le banche commerciali a fissare liberamente il tasso di cambio della valuta nazionale, il birr, ed eliminando le restrizioni all’accesso alle valute estere.

Finora l’Nbe fissava ogni giorno il tasso di cambio del birr, una valuta non convertibile e non esportabile. Prima della riforma il valore del birr sul mercato nero – molto dinamico in Etiopia a causa delle restrizioni all’accesso alle valute estere – era inferiore di più del 50 per cento rispetto al tasso fissato dalla banca centrale.

Il 29 luglio la Commercial bank of Ethiopia (Cbe), la principale banca commerciale etiope, di proprietà dello stato, aveva già abbassato il valore del birr del 30 per cento rispetto alle principali valute estere.

Il 29 luglio per acquistare un dollaro o un euro servivano rispettivamente 74,73 e 81 birr, valori ancora lontani da quelli del mercato nero (113 e 121 euro).

La riforma arriva mentre il paese sta negoziando un programma di aiuti finanziari con il Fondo monetario internazionale (Fmi), in un contesto di carenza di valute estere.

In cambio degli aiuti l’Fmi chiede una profonda riforma dell’economia etiope, che è ancora in gran parte controllata dallo stato.

Riguardo alla liberalizzazione del regime di cambio, la Nbe ha precisato che effettuerà solo “interventi limitati per sostenere la valuta nei primi giorni e in caso di condizioni di mercato anarchiche”.

“La riforma, che ha un’importanza cruciale, permetterà di sostenere l’attuale fase di sviluppo dell’Etiopia e la sua crescente integrazione con il resto del mondo, favorendo gli investimenti esteri”, ha aggiunto la banca centrale.

Secondo la Banca mondiale (Bm), tra il 2020 e il 2023 l’inflazione è aumentata in Etiopia dal 20,4 al 30,2 per cento, mentre il pil si è ridotto.