La Cina ha detto di avere condotto un’esercitazione militare nel mar Cinese meridionale, vicino a Scarborough reef, un isolotto controllato da Pechino, ma rivendicato da Manila, in un contesto di tensione tra i due paesi.

Queste manovre ufficiali dell’esercito, che non sono frequenti intorno a questa barriera corallina, arrivano in un momento in cui le Filippine hanno lanciato due giorni di esercitazioni marittime e aeree congiunte con Stati Uniti, Canada e Australia nella regione il 6 agosto.

Questa attività militare da entrambe le parti arriva dopo numerosi incidenti avvenuti negli ultimi mesi intorno a isolotti che Pechino e Manila si contendono aspramente nel mar Cinese meridionale. Entrambi i paesi ritengono di avere dei diritti territoriali sull’isola.

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La Cina sta “conducendo un pattugliamento di combattimento congiunto nello spazio marino e aereo vicino all’isola di Huangyan”, il nome cinese di Scarborough reef, ha dichiarato l’esercito in un comunicato.

L’obiettivo dell’operazione è quello di “testare le capacità di ricognizione e di allarme rapido, di manovra rapida e di attacco congiunto delle sue truppe”, ha aggiunto.

“Tutte le attività militari che disturbano la situazione nel modo meno mar Cinese meridionale, creano punti di tensione e compromettono la pace e la stabilità regionale sono sotto controllo”, ha sottolineato l’esercito, in un apparente riferimento alle manovre in corso delle Filippine con i suoi alleati occidentali.

La Cina rivendica una sovranità territoriale su gran parte delle isole e delle barriere coralline del mar Cinese meridionale. Altri paesi vicini, come Vietnam, Filippine, Malesia e Brunei contestano queste rivendicazioni.

D’altra parte, le manovre in corso, che coinvolgono Filippine, Stati Uniti, Australia e Canada, si stanno svolgendo anche nel mar Cinese meridionale, ha dichiarato all’Afp un portavoce dell’esercito filippino, senza fornire ulteriori dettagli sulla loro ubicazione.

Secondo un comunicato stampa della marina statunitense, questa esercitazione congiunta mira a “sostenere” l’emergere di una “regione indopacifica libera e aperta”.

Questa espressione, spesso usata dagli Stati Uniti, si riferisce a una zona dell’Asia e del Pacifico, libera da influenze egemoniche: un modo velato di criticare la Cina e le sue rivendicazioni nella regione.