Javad Zarif a Vienna, in Austria il 2 luglio 2015, durante i colloqui sul nucleare. (Samuel Kubani, Afp)

L’ex capo della diplomazia iraniana e artefice dell’accordo nucleare da parte di Teheran, Mohammad Javad Zarif, ha rassegnato le dimissioni dalla carica di vicepresidente per gli affari strategici. Lo ha annunciato il 12 agosto su X (ex Twitter).

Zarif, nominato all’inizio di agosto dal presidente riformista recentemente eletto Massoud Pezeshkian, ha detto di essersi dimesso “per evitare qualsiasi sospetto che volesse interrompere il lavoro del governo”.

Vicino ai riformisti, ma senza alcuna affiliazione politica, Zarif è stato a capo della diplomazia iraniana dal 2013 al 2021 nel governo moderato guidato da Hassan Rouhani. Zarif è stato stato una figura di spicco nella campagna elettorale di Pezeshkian e ha svolto un ruolo chiave nella sua vittoria.

Dopo la sua elezione, Massoud Pezeshkian ha incaricato Zarif di formare un comitato per proporre al presidente i candidati per la formazione del consiglio dei ministri. Durante la sua campagna, ha promesso di accrescere la rappresentanza femminile, dei giovani e delle minoranze etniche e religiose, in particolare dei sunniti, nel governo.

L’11 agosto il presidente Pezeshkian ha sottoposto all’approvazione del parlamento i nuovi componenti del suo governo, ma nella lista dei ministri figurava solo una donna, nessun giovane e nessuna minoranza.

“Mi dispiace di non essere riuscito a mettere in pratica (…) il parere degli esperti del comitato e a ottenere l’inclusione delle donne, dei giovani e dei gruppi etnici, come avevo promesso”, ha dichiarato Zarif.

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Zarif ha spiegato di avere subìto pressioni, dopo la sua nomina a vicepresidente perché i suoi figli hanno la cittadinanza americana.

Una legge iraniana promulgata nell’ottobre 2022 vieta la nomina per cariche istituzionali di quelli “che hanno la doppia nazionalità, loro stessi, i loro figli o il loro coniuge”.

Nei giorni scorsi, i riformatori hanno criticato il governo proposto da Pezeshkian per le stesse ragioni, oltre che per l’inclusione dei conservatori. Zarif è stato lo stratega dietro all’accordo sul nucleare iraniano del 2015 tra Teheran e la comunità internazionale volto a garantire all’Iran l’alleggerimento delle sanzioni in cambio di limiti al suo programma nucleare.

Ma il patto ha cominciato a sgretolarsi nel 2018, quando l’ex presidente Donald Trump ha ritirato l’appoggio degli Stati Uniti e ha ripristinato le sanzioni.

Durante la campagna elettorale, Pezeshkian ha promesso un Iran più aperto al mondo per far uscire il suo paese dall‘“isolamento” e ha promesso di rilanciare l’accordo sul nucleare per eliminare le sanzioni.