Il 16 agosto a Doha proseguono i negoziati per raggiungere una tregua nella Striscia di Gaza, in un momento in cui un attacco dei coloni in Cisgiordania ha suscitato una profonda condanna anche da parte dei leader israeliani.

L’attacco di un gruppo di coloni nel villaggio palestinese di Jit, ha causato un morto e un ferito il 15 agosto. L’azione è stata condannata dagli Stati Uniti e da molti leader israeliani, il presidente Isaac Herzog lo ha addirittura definito un “pogrom”.

“Condanno fermamente il pogrom di questa notte in Samaria”, ha scritto Herzog in un messaggio su X (ex Twitter), usando il nome della provincia biblica corrispondente al nord della Cisgiordania. La casa bianca ha condannato gli attacchi definendoli “inaccettabili”.

Secondo l’esercito israeliano, decine di civili israeliani hanno fatto irruzione a Jit, situata tra Nablus e Qalqilya, intorno alle 20 (ora locale), incendiando edifici e veicoli e lanciando pietre e bombe Molotov. I soldati e le guardie di frontiera hanno “sfollato i civili israeliani dalla città” e hanno consegnato uno di loro alla polizia, ha dichiarato un portavoce militare all’Afp.

Secondo il ministero della sanità palestinese, un uomo è stato ucciso “dai proiettili dei coloni” e un altro è stato ferito al petto.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu “prende sul serio i disordini che hanno avuto luogo questa sera nel villaggio di Jit”, ha dichiarato in un comunicato del suo ufficio, assicurando che “i responsabili di eventuali atti criminali saranno arrestati e processati”.

Capo del Likud, il principale partito della destra israeliana, Netanyahu governa dal dicembre 2022 con il sostegno dei partiti di estrema destra, sostenendo l’estensione delle colonie israeliane in Cisgiordania e perfino l’annessione totale di questo territorio palestinese, che Israele occupa dal 1967.

I rivoltosi di questa notte a Jit non hanno “nulla a che fare con gli insediamenti e i coloni”, ha dichiarato il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, uno dei fautori dell’espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania dalla fine del 2022 e dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza.

Le colonie israeliane in Cisgiordania sono denunciate come una violazione del diritto internazionale dalle Nazioni Unite, che le considerano uno dei principali ostacoli all’instaurazione di una pace giusta e duratura tra israeliani e palestinesi.

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A Doha il ministro degli esteri del Qatar ha confermato che i negoziati per una tregua nella Striscia di Gaza continueranno. I mediatori qatarioti, egiziani e americani “restano fermamente impegnati a proseguire gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza che faciliti il rilascio degli ostaggi e consenta l’ingresso a Gaza della maggior quantità possibile di aiuti umanitari”, ha dichiarato il ministero in un comunicato.

Ai colloqui partecipano il direttore della Cia William Burns e i capi dei servizi segreti esterni (Mossad) e interni (Shin Beth) di Israele. Hamas non partecipa, ma il 15 agosto uno dei suoi funzionari, Osama Hamdane, ha dichiarato all’Afp che il movimento ha informato i mediatori a Doha della sua posizione sulla tregua.

Se l’obiettivo dei colloqui è “stabilire un calendario per l’attuazione di ciò che è stato presentato e accettato da Hamas, allora parteciperemo”, ha spiegato. “Se i mediatori riusciranno a costringere (Israele) ad accettarlo, parteciperemo ai colloqui. Ma finora non c’è nulla di nuovo”.

“Qualsiasi accordo deve portare a un cessate il fuoco completo, al ritiro completo di Israele da Gaza e al ritorno degli sfollati” nelle loro case, ha ribadito a Doha un alto funzionario di Hamas, Hossam Badran, il 15 agosto.

I colloqui di Doha si basano su un piano annunciato il 31 maggio dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che prevede una tregua iniziale di sei settimane accompagnata da un ritiro israeliano dalle aree densamente popolate della Striscia di Gaza e dal rilascio di ostaggi israeliani in cambio di prigionieri palestinesi.

Benjamin Netanyahu ha ripetutamente affermato che continuerà la guerra fino a quando Hamas, considerata un’organizzazione terroristica da Israele, Stati Uniti e Unione europea, non sarà distrutta.

Gli Stati Uniti ritengono che un cessate il fuoco a Gaza consentirebbe di evitare un attacco da parte dell’Iran, che ha giurato di vendicare l’assassinio, attribuito a Israele, del leader di Hamas Ismail Haniyeh, avvenuto a Teheran lo scorso 31 luglio.

Il rischio di un’escalation militare in tutta la regione è aumentato dopo l’assassinio di Haniyeh e quello di Fuad Shokr, leader militare del movimento libanese Hezbollah, ucciso in un attacco rivendicato da Israele vicino a Beirut il 30 luglio.