Il 19 agosto le Nazioni Unite hanno espresso forte preoccupazione per l’aumento delle violenze contro gli operatori umanitari nel mondo, invitando i governi a intervenire. Nel 2023 ne sono stati uccisi 280, un dato da record alimentato dalla guerra nella Striscia di Gaza e che potrebbe essere superato nel 2024.

“La normalizzazione della violenza contro gli operatori umanitari e il fatto che nessuno sia chiamato a risponderne sono cose inaccettabili”, ha affermato Joyce Msuya, direttrice ad interim dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), in occasione della giornata mondiale degli aiuti umanitari.

“A Gaza, in Sudan e in molti altri posti gli operatori umanitari sono attaccati, uccisi, feriti e rapiti”, ha dichiarato sul social network X il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. “Chiediamo la fine all’impunità. I responsabili di questi crimini devono essere portati davanti alla giustizia”.

Secondo i dati dell’Aid worker security database, usato dalle Nazioni Unite, l’anno scorso 280 operatori umanitari sono stati uccisi in 33 paesi.

Si tratta del dato più alto da quando sono cominciate le rilevazioni, nel 1997. L’aumento è stato del 137 per cento rispetto al 2022 (118 vittime).

Sud Sudan e Sudan

Più di metà delle vittime (163) sono state registrate a Gaza nei primi tre mesi del conflitto tra Israele e Hamas, principalmente in attacchi aerei.

Il Sud Sudan, colpito da gravi violenze intercomunitarie, e il Sudan, dove nell’aprile 2023 è scoppiata una guerra civile, sono i due conflitti più letali per gli operatori umanitari dopo Gaza, rispettivamente con 34 e 25 morti. Nella top 10 ci sono anche Israele e Siria (sette vittime), Etiopia e Ucraina (sei), Somalia (cinque) e Repubblica Democratica del Congo e Birmania (quattro).

“Il 2024 potrebbe essere un anno ancora peggiore”, ha avvertito l’Ocha.

Secondo l’Aid worker security database, tra il 1 gennaio e il 9 agosto 2024 sono stati uccisi 176 operatori umanitari (121 dei quali nei Territori palestinesi).

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