Il 20 agosto il parlamento ucraino ha approvato un progetto di legge che prevede la messa al bando della chiesa ortodossa legata al patriarcato di Mosca, accusata di essere vicina al Cremlino.

“Il parlamento ha messo fuori legge una filiale in Ucraina del nostro aggressore”, ha affermato la deputata Iryna Guerachtchenko su Telegram. Secondo un altro deputato, Jaroslav Jelezniak, la legge ha ricevuto 265 voti a favore, mentre il minimo richiesto era 226.

“Non può esserci una chiesa moscovita in Ucraina”, ha aggiunto su Telegram il capo dell’amministrazione presidenziale ucraina, Andrij Jermak.

Un tempo la chiesa ortodossa russa era la più popolare in Ucraina. Negli ultimi anni, però, ha perso molti fedeli a causa delle tensioni tra Kiev e Mosca.

Il processo si è accelerato nel 2018, con la creazione di una chiesa ortodossa ucraina indipendente da Mosca, e ancora di più con l’invasione russa dell’Ucraina, sostenuta apertamente dal patriarcato di Mosca.

Secondo Jelezniak la legge, che entrerà in vigore dopo la ratifica del presidente Volodymyr Zelenskyj, darà alle parrocchie nove mesi di tempo per “tagliare i legami con Mosca”.

Novemila parrocchie

Secondo alcuni mezzi d’informazione, la chiesa ortodossa legata al patriarcato di Mosca dispone ancora di circa novemila parrocchie in Ucraina, contro le circa 8.500 della chiesa ortodossa ucraina.

In base a un sondaggio condotto nel 2023 dall’Istituto internazionale di sociologia di Kiev, il 66 per cento degli ucraini è favorevole a un divieto della chiesa ortodossa legata a Mosca.

Il patriarcato di Mosca ha reagito all’approvazione della legge definendola “illegale”.

“Si tratta di un atto illegale che costituisce una flagrante violazione dei diritti umani e del principio della libertà di coscienza”, ha dichiarato su Telegram Vladimir Legoyda, portavoce del patriarcato di Mosca.