Com’era ampiamente previsto, il 22 agosto il Tribunale supremo di giustizia (Tsj), che la maggior parte degli osservatori considera asservito al governo venezuelano, ha confermato la vittoria del presidente Nicolás Maduro nelle elezioni presidenziali, nonostante le accuse di brogli.

“Il tribunale certifica in modo indiscutibile il materiale elettorale e convalida i risultati delle elezioni presidenziali del 28 luglio”, ha affermato la presidente del Tsj Caryslia Rodríguez. “Nicolás Maduro è rieletto presidente per il periodo 2025-2031”.

Maduro ha definito la decisione “storica e indiscutibile” nel corso di un comizio tenuto nello stato costiero di La Guaira, nel nord del paese.

L’annuncio della rielezione di Maduro per un terzo mandato aveva causato manifestazioni spontanee in tutto il paese, che sono state brutalmente represse. Secondo un nuovo bilancio delle autorità, 27 persone sono morte, 192 sono rimaste ferite e 2.400 sono state arrestate.

Maduro, 61 anni, era stato proclamato vincitore con il 52 per cento dei voti dal Consiglio nazionale elettorale (Cne), che però non aveva reso pubblici i dati provenienti dai seggi elettorali, sostenendo di essere vittima di un attacco informatico.

L’opposizione aveva però denunciato una manovra del governo per evitare di fornire i documenti elettorali.

Secondo l’opposizione, che ha reso pubblici i verbali ottenuti dai suoi scrutatori, il suo candidato Edmundo González Urrutia ha vinto le elezioni con più del 60 per cento dei voti.

“I giudici del Tsj sono agli ordini di Maduro”, ha reagito González Urrutia in un video pubblicato sui social network.

Prima ancora della decisione, si era rivolto così ai giudici: “La vostra decisione non può sostituire la sovranità popolare. I cittadini venezuelani e la comunità internazionale sono consapevoli della vostra mancanza d’imparzialità. La conferma della vittoria di Maduro servirà solo ad aggravare la crisi”.

Il Tsj ha accusato González Urrutia di “oltraggio” per non aver risposto alla convocazione, a differenza degli altri candidati, compreso Maduro, e ha annunciato “sanzioni”.

Il procuratore generale Tarek William Saab ha affermato che il suo ufficio “approfondirà” le indagini in corso su González Urrutia e sulla leader dell’opposizione María Corina Machado per “usurpazione di funzioni e cospirazione”.

“Una dittatura che trucca le elezioni”

Il 17 agosto, durante una manifestazione dell’opposizione, Machado aveva annunciato che la mobilitazione continuerà.

Gran parte della comunità internazionale, tra cui gli Stati Uniti, l’Unione europea e molti paesi dell’America Latina, non ha riconosciuto la vittoria di Maduro.

“Ci troviamo davanti a una dittatura che trucca le elezioni e reprime qualunque forma di dissenso”, ha affermato il 22 agosto il presidente cileno di sinistra Gabriel Boric.

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