Il 10 settembre la corte di giustizia dell’Unione europea ha dato ragione alla Commissione europea in due diversi procedimenti contro le aziende statunitensi Apple e Google.
La corte, che ha sede in Lussemburgo, ha stabilito che la Apple deve rimborsare tredici miliardi di euro di tasse arretrate all’Irlanda per aver beneficiato di agevolazioni fiscali indebite, equiparate ad aiuti di stato.
In un’altra sentenza la corte ha confermato una multa da 2,4 miliardi di euro contro Google per pratiche anticoncorrenziali.
Le due aziende hanno reagito esprimendo la loro “delusione” in due comunicati distinti.
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Il caso contro la Apple risale al 2016, quando Bruxelles aveva ordinato all’azienda produttrice dell’iPhone di restituire all’Irlanda tredici miliardi di euro.
La cifra corrisponde ai benefici derivanti dalle agevolazioni fiscali concesse all’azienda dal 2003 al 2014.
Secondo la Commissione europea, in quegli anni la filiale irlandese della Apple ha pagato un’aliquota fiscale effettiva irrisoria sui suoi profitti europei, “dall’1 per cento del 2003 allo 0,005 per cento del 2014”.
In primo grado, tuttavia, il Tribunale dell’Unione europea aveva dato torto alla Commissione europea, respingendo il caso presentato dalla commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager.
La Commissione aveva però presentato ricorso alla corte di giustizia.
Per quanto riguarda Google, la corte ha confermato una multa da 2,4 miliardi di euro comminata all’azienda di Mountain View nel 2017 per abuso di posizione dominante nel mercato delle ricerche online. Si tratta della seconda multa più pesante mai comminata dall’Unione europea in procedimenti a tutela della concorrenza.
Secondo i giudici, Google ha “abusato della sua posizione dominante favorendo il suo servizio di comparazione dei prodotti”.
In particolare, l’azienda favoriva il suo servizio di comparazione dei prezzi Google Shopping in un modo che rendeva i concorrenti quasi invisibili ai consumatori.
Intanto, il 9 settembre si è aperto negli Stati Uniti il secondo grande processo contro Google in meno di un anno. Il governo statunitense accusa l’azienda californiana di dominare il settore della pubblicità online, soffocando la concorrenza.