I governi di Iraq e Iran hanno firmato l’11 settembre quattordici accordi per rafforzare la cooperazione e consolidare i rapporti strategici, in presenza del presidente iraniano Masoud Pezeshkian, che ha scelto Baghdad per la sua prima visita all’estero.
Il primo ministro iracheno Mohamed Shia al Sudani ha chiesto a nome dei due paesi la fine della guerra nella Striscia di Gaza.
L’Iran, alleato chiave dell’Iraq, ha una forte influenza sui principali partiti politici sciiti iracheni, ma anche su alcuni gruppi armati.
Allo stesso tempo, però, Baghdad ha importanti legami strategici con gli Stati Uniti, soprattutto in campo militare.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Pezeshkian è stato accolto con tutti gli onori da Al Sudani all’aeroporto di Baghdad, dove ha visitato il monumento dedicato al generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso nel 2020 in Iraq in un raid statunitense.
I due leader hanno poi presenziato alla firma di quattordici accordi in vari settori, tra cui istruzione, comunicazioni, agricoltura e risorse naturali.
Nel corso della sua visita, che durerà tre giorni, Pezeshkian visiterà le città sante sciite di Najaf e Kerbala, e la regione autonoma del Kurdistan, con cui Teheran ha rapporti tesi.
Il presidente iraniano, che si è insediato a luglio, si è impegnato a rafforzare le relazioni con i paesi vicini per ridurre l’isolamento internazionale dell’Iran e limitare l’impatto delle sanzioni statunitensi.
L’Iran è sottoposto alle sanzioni da anni, in particolare dopo che nel 2018 gli Stati Uniti, all’epoca guidati da Donald Trump, si sono ritirati unilateralmente dall’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano.
La sera del 10 settembre, poco prima dell’arrivo di Pezeshkian, un “attacco all’aeroporto di Baghdad ha preso di mira un centro diplomatico statunitense”, ha affermato l’ambasciata di Washington, aggiungendo che non ci sono state vittime.
Dopo la guerra tra l’Iran e l’Iraq negli anni ottanta, i legami tra i due paesi a maggioranza sciita si sono rafforzati in seguito all’invasione statunitense del 2003 che ha rovesciato il regime iracheno di Saddam Hussein.