La sera del 5 novembre migliaia di persone hanno partecipato a una manifestazione a Tel Aviv per protestare contro la destituzione del ministro della difesa Yoav Gallant e per chiedere al suo successore, Israel Katz, di dare la priorità a un accordo per la liberazione degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza.
I manifestanti hanno scandito slogan contro il primo ministro Benjamin Netanyahu e bloccato il traffico sull’autostrada Ayalon, che attraversa la città. Molti di loro indossavano magliette con la scritta “riportateli a casa adesso”, in riferimento ai 97 ostaggi ancora detenuti a Gaza, 34 dei quali sono considerati morti dall’esercito israeliano.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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“Gallant era forse l’unica persona normale nel governo”, ha dichiarato all’Afp uno dei manifestanti, Samuel Miller, un insegnante di 54 anni, accusando il premier di essere un “guerrafondaio”.
“Netanyahu non ha fatto niente per ottenere la liberazione degli ostaggi”, ha aggiunto.
“Il primo ministro ha fallito”, ha affermato Einav Tzangauker, la madre di Matan, uno degli ostaggi ancora a Gaza. “Non solo ha abbandonato gli ostaggi, ma sta anche mettendo a rischio la sicurezza d’Israele”.
Un’altra manifestazione si è tenuta davanti alla residenza di Netanyahu a Gerusalemme. La polizia ha affermato che tre persone sono state arrestate.
“Ci aspettiamo che il nuovo ministro della difesa dia la priorità a un accordo per la liberazione degli ostaggi”, ha affermato il Forum delle famiglie, la principale associazione dei familiari degli ostaggi.
Dopo la sua destituzione, Gallant ha invitato il governo a riportare a casa gli ostaggi in un discorso in tv: “Dobbiamo farlo subito, finché sono ancora vivi, anche a costo di difficili compromessi”.
L’ex ministro della difesa era in disaccordo con Netanyahu sulla conduzione della guerra e fermamente contrario a qualsiasi controllo militare o responsabilità amministrativa d’Israele nella Striscia di Gaza al termine del conflitto.