Il 22 novembre l’Iran ha annunciato di aver messo in servizio delle “centrifughe di nuova generazione” in risposta all’adozione di una risoluzione internazionale che esprime forte preoccupazione per le attività nucleari di Teheran e per la sua mancanza di cooperazione.
La risoluzione, messa a punto dal Regno Unito, dalla Francia e dalla Germania in collaborazione con gli Stati Uniti, è stata approvata il 21 novembre a Vienna, in Austria, da diciannove dei trentacinque stati membri del consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
Russia, Cina e Burkina Faso hanno votato contro, mentre dodici paesi si sono astenuti. Il Venezuela non ha partecipato al voto.
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Dopo la votazione il rappresentante dell’Iran ha dichiarato all’Afp che la risoluzione era “politicamente motivata”.
“In risposta alla risoluzione, il capo dell’Organizzazione dell’energia atomica dell’Iran (Oeai) ha ordinato di mettere in servizio delle centrifughe nucleari di nuova generazione”, hanno affermato l’Oeai e il ministero degli esteri iraniano in un comunicato congiunto.
Le centrifughe servono a produrre uranio arricchito, un componente che può essere usato per le armi nucleari.
“Allo stesso tempo l’Iran continuerà a collaborare con l’Aiea, come ha sempre fatto”, hanno dichiarato le autorità iraniane.
La risoluzione approvata a Vienna ricorda all’Iran i suoi “obblighi legali” in base al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), entrato in vigore nel 1970. Il trattato prevede che gli stati firmatari sottopongano i loro programmi nucleari al controllo dell’Aiea.
L’ambasciatrice statunitense Laura Holgate ha espresso “forte preoccupazione” per le attività nucleari dell’Iran.
L’accordo del 2015
Teheran sostiene di voler sviluppare il nucleare per scopi civili, in particolare per la produzione di energia, e nega di avere scopi militari, come sospettano i paesi occidentali.
Nel 2015 l’Iran aveva firmato un accordo con Francia, Germania, Regno Unito, Cina, Russia e Stati Uniti per regolamentare il suo programma nucleare, in cambio di un alleggerimento delle sanzioni internazionali.
Ma nel 2018 Donald Trump, che all’epoca era alla Casa Bianca per il suo primo mandato, aveva ritirato unilateralmente gli Stati Uniti dall’accordo – che l’Iran stava rispettando, secondo l’Aiea – e ripristinato pesanti sanzioni contro Teheran.