Il 25 novembre il presidente eletto Donald Trump ha affermato che il giorno stesso del suo insediamento aumenterà i dazi doganali sui prodotti provenienti da Cina, Canada e Messico, giustificando la decisione con la crisi degli oppioidi e quella migratoria.
“Il 20 gennaio, con uno dei miei primi ordini esecutivi, firmerò i documenti necessari a imporre dazi del 25 per cento su tutti i prodotti che arrivano negli Stati Uniti dal Messico e dal Canada”, ha dichiarato sul suo social network Truth Social.
“I dazi resteranno in vigore finché il fentanyl e gli immigrati illegali continueranno a invadere il nostro paese!”, ha aggiunto.
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In un altro post su Truth Social, Trump ha annunciato un aumento del 10 per cento dei dazi “su tutti i prodotti provenienti dalla Cina”. Questa misura non esclude dazi aggiuntivi, anche su prodotti specifici.
Il presidente eletto ha spiegato di aver più volte discusso con le autorità cinesi del problema dell’arrivo negli Stati Uniti di grandi quantità di fentanyl, una delle principali cause della crisi degli oppioidi nel paese. “Mi hanno promesso di punire severamente i trafficanti, perfino con la pena di morte, ma non è cambiato niente”, ha affermato.
Motivi di sicurezza nazionale possono essere invocati per derogare alle regole stabilite dall’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), ma gli stati sono solitamente cauti nel ricorrere a quest’eccezione.
L’aumento dei dazi doganali è una delle priorità della politica economica di Trump, che non teme di dare il via a guerre commerciali, in particolare con la Cina.
Nel corso del suo primo mandato aveva giustificato l’aumento dei dazi sui prodotti cinesi con il deficit commerciale tra i due paesi e con presunte pratiche commerciali sleali di Pechino.
La Cina aveva reagito aumentando a sua volta i dazi, una misura che aveva danneggiato soprattutto gli agricoltori statunitensi.
“Una guerra commerciale non avrebbe vincitori, ma solo sconfitti”, ha affermato il 26 novembre Liu Pengyu, portavoce del ministero degli esteri cinese. “La cooperazione commerciale ed economica tra Cina e Stati Uniti è vantaggiosa per entrambi i paesi”.
Il governo canadese, guidato da Justin Trudeau, ha reagito ricordando che il Canada “ha un ruolo essenziale per l’approvvigionamento energetico degli Stati Uniti”.
Gli Stati Uniti sono la principale destinazione delle esportazioni canadesi, con una quota addirittura del 75 per cento.
“Il Messico non ha motivo di preoccuparsi”, aveva affermato invece la presidente messicana Claudia Sheinbaum all’indomani delle presidenziali statunitensi.
Stati Uniti, Messico e Canada sono legati da trent’anni da un accordo di libero scambio, rinegoziato su richiesta di Trump durante il suo primo mandato.
Gli economisti mettono in guardia dai rischi inflazionistici legati a un aumento significativo dei dazi doganali.