Almeno cento militari nordcoreani sono morti a dicembre combattendo al fianco dell’esercito russo contro le truppe ucraine, ha affermato il 19 dicembre un deputato sudcoreano, citando informazioni fornite dai servizi di sicurezza.
“Questo mese i militari nordcoreani hanno partecipato ai combattimenti, e almeno cento sono stati uccisi”, ha dichiarato Lee Seong-kweun, citando un rapporto inoltrato ai deputati dall’agenzia d’intelligence sudcoreana Nis.
“Secondo l’agenzia Nis, quasi mille militari nordcoreani sono rimasti feriti”, ha aggiunto Lee.
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Il deputato ha affermato che “alcuni alti ufficiali nordcoreani sono rimasti uccisi in attacchi ucraini con missili e droni”.
L’alto numero di vittime nordcoreane potrebbe dipendere “dalla scarsa familiarità con il campo di battaglia e dal fatto che i soldati sono stati impiegati in unità d’assalto in prima linea”.
Secondo Seoul, Washington e Kiev, nelle ultime settimane più di diecimila soldati nordcoreani sono stati inviati in Russia.
Il Cremlino non ha confermato né smentito queste informazioni.
Il 17 dicembre Oleksandr Syrskyj, comandante in capo delle forze armate ucraine, aveva affermato che “l’esercito russo sta conducendo un’ampia offensiva nella regione di Kursk, a cui partecipano unità nordcoreane”, aggiungendo che queste ultime “hanno subìto pesanti perdite”.
Lo stesso giorno un alto funzionario statunitense aveva riferito di “centinaia di vittime nordcoreane tra morti e feriti”. Sempre il 17 dicembre gli Stati Uniti e i loro alleati avevano emesso un comunicato congiunto in cui denunciavano “un pericoloso allargamento del conflitto” e chiedevano a Pyongyang di ritirare le sue truppe.
Accordo di difesa reciproca
All’inizio di agosto l’esercito ucraino aveva lanciato a sorpresa un’offensiva di terra nella regione russa di Kursk, di cui ancora oggi controlla una piccola parte.
La Russia e la Corea del Nord hanno rafforzato i loro legami militari dopo l’invasione dell’Ucraina, nel febbraio 2022.
All’inizio di dicembre è entrato in vigore uno storico accordo di difesa reciproca, firmato a giugno, che prevede “assistenza militare immediata in caso di aggressione armata da parte di un paese terzo”.