Cinquantacinque persone sono morte nel 2024 mentre cercavano di attraversare la giungla del Darién, a Panamá, lungo una rotta percorsa ogni anno da centinaia di migliaia di migranti diretti verso gli Stati Uniti.
“Cinquantacinque persone sono morte nel 2024 nella giungla del Darién”, ha affermato il 19 dicembre il presidente panamense José Raúl Mulino durante la sua conferenza stampa settimanale.
Dall’inizio dell’anno quasi trecentomila persone hanno attraversato la giungla del Darién, che si trova a cavallo della Colombia e di Panamá, cioè il 41 per cento in meno rispetto al 2023, quando 520mila persone avevano compiuto la pericolosa traversata.
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Secondo Mulino, nell’ultimo anno 180 minorenni non accompagnati, alcuni dei quali molto piccoli, sono stati abbandonati nella giungla panamense e sono stati affidati a istituti specializzati.
Nel mese di novembre circa undicimila migranti hanno intrapreso il viaggio attraverso la giungla, dove sono attive bande criminali, cioè il 50 per cento in meno rispetto a ottobre, secondo i dati ufficiali.
Il governo panamense ha attribuito questo calo agli aiuti finanziari statunitensi e ad altre misure, tra cui la chiusura di alcuni percorsi nella giungla e l’aumento dei controlli.
Dopo aver ricevuto sei milioni di dollari da Washington, Panamá ha rimpatriato più di 1.500 migranti su una quarantina di voli charter diretti verso Colombia, Ecuador e India.
Mulino punta ad avere buoni rapporti con Donald Trump, che il 20 gennaio s’insedierà come presidente degli Stati Uniti e che in campagna elettorale si è impegnato a procedere a espulsioni di massa d’immigrati irregolari.
“Spero di avere l’occasione di parlare con lui il più presto possibile, perché i nostri interessi convergono”, ha aggiunto.
Tuttavia, alcune ong sostengono che le misure repressive non fermeranno l’arrivo dei migranti attraverso il Darién.
“L’esperienza passata dimostra che le misure adottate per limitare gli spostamenti dei migranti e l’accesso all’asilo non riducono il numero delle persone in fuga da crisi gravi, come quelle attualmente in corso in Venezuela, ad Haiti e in Ecuador”, ha dichiarato all’Afp Juanita Goebertus, responsabile per le Americhe di Human rights watch.