Il 24 dicembre la polizia di Hong Kong ha emesso una taglia di un milione di dollari di Hong Kong (circa 130mila dollari statunitensi) per chi darà informazioni che portino all’arresto di sei dissidenti politici, sostenitori della democrazia in esilio, accusati di reati contro la sicurezza nazionale.
Le autorità hanno anche detto che annulleranno la validità dei passaporti di altre sette persone per le quali sono già stati emessi degli ordini di arresto, tra cui gli ex legislatori Ted Hui e Dennis Kwok.
Il dissenso politico a Hong Kong è stato represso da quando Pechino ha imposto una legge sulla sicurezza nazionale nel 2020, dopo le grandi proteste per la democrazia dell’anno precedente.
Molti esponenti dell’opposizione sono fuggiti all’estero, mentre altri sono stati arrestati e condannati alla reclusione. È la terza volta che le autorità hanno offerto ricompense di un milione di dollari in cambio di aiuto per l’arresto degli oppositori e degli attivisti per la democrazia.
Due annunci simili a luglio e a dicembre sono stati accolti da critiche da parte dei paesi occidentali, mentre Hong Kong e la Cina hanno a loro volta criticato le “interferenze” dei paesi stranieri.
Le taglie sono considerate in gran parte simboliche, dato che riguardano persone che vivono all’estero in nazioni che difficilmente estraderanno degli attivisti politici a Hong Kong o in Cina.
Cinque delle sei persone prese di mira dall’annuncio sono accusate di incitamento alla secessione e di collusione con un paese straniero o con forze esterne.
Tra loro Carmen Lau, 29 anni, ex consigliera distrettuale ora residente nel Regno Unito o l’ex sondaggista Chung Kim-wah. Victor Ho Leung-mau, uno youtuber di 69 anni, è accusato di sovversione. “Ho appena saputo che ora sono un ricercato a Hong Kong”, ha scritto Lau sulla piattaforma di social network X.
“Nel 2019 (non) avevo paura dei gas lacrimogeni e dei proiettili, e ora non mi tiro indietro e non lo farò solo per un mandato di arresto e una taglia”. È la seconda volta che Hong Kong annulla i passaporti degli oppositori politici.