Il 30 dicembre la procura di Novi Sad, nel nordovest della Serbia, ha accusato formalmente tredici persone, tra cui Goran Vesić, ex ministro delle costruzioni, delle infrastrutture e dei trasporti, per il crollo del tetto di una stazione ferroviaria avvenuto il 1 novembre.

L’incidente nella stazione di Novi Sad ha provocato la morte immediata di quattordici persone, di età compresa tra i 6 e i 74 anni, mentre una persona è morta in ospedale qualche settimana dopo.

La tragedia ha scatenato le proteste della popolazione. Secondo molte persone l’incidente è stato provocato da un sistema basato sulla corruzione e da un’inadeguata supervisione dei progetti di costruzione.

I procuratori hanno chiesto la custodia per tutti i tredici accusati, tra cui ci sono Vesić e l’ex direttrice della società Infrastrutture ferroviarie della Serbia Jelena Tanasković (entrambi si sono dimessi dopo il disastro).

L’ultima grande protesta per l’incidente nella stazione di Novi Sad ha riunito decine di migliaia di persone a Belgrado il 22 dicembre. I manifestanti chiedono che le autorità si assumano la responsabilità per il crollo del tetto, che il primo ministro Miloš Vučević si dimetta e che i responsabili siano perseguiti.

Nell’ultimo mese gli studenti serbi hanno organizzato manifestazioni quasi quotidiane, bloccando le attività nella maggior parte delle università per chiedere un’indagine e un processo trasparenti sui fatti.