Il presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko è stato rieletto il 26 gennaio per un settimo mandato di cinque anni con l’87,6 per cento dei voti, secondo un exit poll ufficiale, in uno scrutinio da cui l’opposizione era esclusa.

La leader dell’opposizione Svetlana Tichanovskaja, costretta all’esilio, ha denunciato da Varsavia “una farsa”, descrivendo il presidente come un “criminale” e chiedendo la liberazione di tutti i prigionieri politici.

Anche l’Unione europea e le ong per i diritti umani hanno definito le elezioni una farsa. Alla vigilia del voto la responsabile della diplomazia europea Kaja Kallas aveva affermato che Lukašenko non ha “alcuna legittimità”.

“In Bielorussia abbiamo una democrazia brutale”, ha affermato Lukašenko, 70 anni, durante una conferenza stampa tenuta a Minsk dopo aver espresso il suo voto.

Lukašenko, che governa il paese con il pugno di ferro dal 1994, ha riconosciuto che i partecipanti alle proteste di massa antigovernative del 2020 sono stati esclusi da alcuni lavori, aggiungendo però che se ammettessero “di aver sbagliato” potrebbero chiedere la grazia.

Alle presidenziali del 26 gennaio erano stati ammessi altri quattro candidati minori, tutti legati al regime.

1.200 prigionieri politici

Durante il suo sesto mandato, seguito alle presidenziali contestate del 2020, Lukašenko ha intensificato la repressione, soffocando qualunque forma di dissenso.

Sostenuto da Mosca, ha consolidato il suo potere con violenze, arresti e lunghe pene detentive per oppositori, giornalisti, impiegati delle ong e semplici manifestanti.

In questo periodo ha rafforzato i legami con il presidente russo Vladimir Putin, che il 26 gennaio ha definito il suo “fratello maggiore”, mettendo anche a disposizione il territorio della Bielorussia per l’invasione dell’Ucraina nel 2022.

Secondo le Nazioni Unite, più di 300mila bielorussi, su una popolazione di nove milioni di abitanti, hanno lasciato il paese per motivi politici, rifugiandosi in particolare in Polonia.

Le organizzazioni per i diritti umani stimano che nel paese ci siano più di 1.200 prigionieri politici.