Dopo aver assunto il controllo di Goma, capoluogo della provincia orientale del Nord Kivu, il gruppo ribelle M23, sostenuto dal Ruanda, ha affermato di voler proseguire la sua avanzata fino alla capitale Kinshasa, mentre le Nazioni Unite hanno espresso “forte preoccupazione”.
Goma, che si trova tra il lago Kivu e il confine ruandese, è caduta nei giorni scorsi in seguito a un’offensiva durata poche settimane lanciata dopo il fallimento, a metà dicembre, di una mediazione condotta dall’Angola tra la Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e il Ruanda.
Il 29 e il 30 gennaio i miliziani dell’M23 e i soldati ruandesi hanno proseguito la loro avanzata nella vicina provincia del Sud Kivu, verso la città mineraria di Nyabibwe, a un centinaio di chilometri dal capoluogo Bukavu.
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“Siamo molto preoccupati per la situazione nel Sud Kivu, dove l’M23 sta avanzando rapidamente”, ha dichiarato la sera del 30 gennaio Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.
In un discorso alla nazione il 29 gennaio, il presidente congolese Félix Tshisekedi ha affermato che l’esercito è pronto a dare una “risposta vigorosa” all’offensiva dell’M23.
“Siamo a Goma per restare”, ha detto invece il 30 gennaio Corneille Nangaa, capo di una coalizione politico-militare di cui fa parte l’M23, durante una conferenza stampa in città. “E continueremo la nostra marcia di liberazione fino a Kinshasa”.
A Goma la situazione è molto difficile, con le forniture di acqua ed elettricità interrotte, come anche i collegamenti internet.
Secondo fonti ospedaliere, i combattimenti in città hanno causato più di cento morti e quasi mille feriti. Hanno inoltre aggravato la crisi umanitaria nella regione dove, secondo le Nazioni Unite, più di 500mila persone sono state costrette a lasciare le loro case dall’inizio dell’anno.
Nei giorni scorsi gran parte della comunità internazionale – tra gli altri Nazioni Unite, Stati Uniti, Cina, Unione europea e Angola – hanno chiesto la fine delle ostilità e il ritiro delle truppe ruandesi dal paese.
Il Belgio ha chiesto all’Unione europea d’imporre sanzioni contro il Ruanda, mentre il Regno Unito ha minacciato di sospendere gli aiuti a Kigali.
Tuttavia Tshisekedi ha condannato “l’inazione della comunità internazionale di fronte alla barbarie”, mettendo in guardia da “un’escalation dalle conseguenze imprevedibili” nella regione dei Grandi laghi.
Kinshasa accusa il Ruanda di voler mettere le mani sulle risorse naturali delle province del Nord e del Sud Kivu, mentre Kigali smentisce e afferma di voler sradicare i gruppi armati che considera una minaccia alla sua sicurezza, in particolare le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), attivi nell’est della Repubblica Democratica del Congo.