Il 20 febbraio gli Stati Uniti hanno rimpatriato in Venezuela 177 migranti dalla base militare di Guantánamo, a Cuba, un segnale di cooperazione tra i due governi, che sono storicamente in conflitto.

I funzionari di Washington e Caracas hanno confermato che un aereo è partito dalla base statunitense e ha portato le 177 persone in Honduras, dove sono state accolte dal governo venezuelano. I migranti sono poi partiti per Caracas con un volo della compagnia di bandiera venezuelana Conviasa.

L’operazione non sarebbe sembrata possibile solo poche settimane fa, quando gli Stati Uniti accusavano il presidente Nicolás Maduro di avere truccato le elezioni dello scorso luglio.

Ma da quando il presidente Donald Trump è entrato in carica quattro settimane fa, le relazioni tra i due paesi si sono scongelate e la Casa Bianca ha dato priorità alla cooperazione in materia di immigrazione. Maduro ha dichiarato che il trasferimento è avvenuto su “richiesta diretta” del suo governo a quello di Trump.

“Abbiamo salvato 177 migranti da Guantánamo”, ha dichiarato Maduro durante un evento ufficiale. L’inviato di Trump Richard Grenell è andato a Caracas il 31 gennaio e ha incontrato Maduro, su cui negli Stati Uniti pende una taglia di 25 milioni di dollari per l’arresto.

Grenell ha negoziato il rilascio di sei prigionieri statunitensi. Il giorno successivo Trump ha annunciato che il Venezuela aveva accettato di accogliere i migranti espulsi dagli Stati Uniti.

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Il Venezuela ha dichiarato di aver “richiesto il rimpatrio di un gruppo di connazionali che sono stati ingiustamente portati nella base di Guantánamo”.

“La richiesta è stata accettata e i cittadini sono stati trasferiti in Honduras, da dove saranno recuperati”, ha dichiarato il governo in un comunicato.

Caracas aveva rotto i legami con Washington nel gennaio 2019 dopo che gli Stati Uniti avevano riconosciuto l’allora leader dell’opposizione Juan Guaidó come presidente ad interim in seguito alle elezioni del 2018, definite non libere.

Nell’ottobre 2023, Maduro ha permesso agli aerei statunitensi con i migranti espulsi di raggiungere il Venezuela, ma ha ritirato l’autorizzazione quattro mesi dopo.

Il suo governo ha operato voli di rimpatrio gratuiti o sovvenzionati per i venezuelani che desiderano tornare a casa dagli Stati Uniti.

Il Venezuela vuole mettere fine alle pesanti sanzioni statunitensi e superare le critiche sulle elezioni dello scorso luglio, che secondo gli Stati Uniti e numerosi altri paesi sono state vinte dall’opposizione.

I risultati contestati delle elezioni hanno scatenato proteste in cui sono state arrestate almeno 2.400 persone, con 28 morti e circa duecento feriti.

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I gruppi di tutela dei diritti umani negli Stati Uniti hanno fatto causa al governo per ottenere l’accesso alla base di Guantánamo, dopo che Trump ha annunciato che la struttura extraterritoriale avrebbe accolto circa trentamila migranti espulsi dagli Stati Uniti.

Nella storia recente, Guantánamo è diventata sinonimo di abusi contro i presunti terroristi detenuti nella base statunitense a Cuba, dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001. Il 20 febbraio gli Stati Uniti hanno espulso un altro gruppo di 135 migranti di diverse nazionalità trasferendolo nella Costa Rica, da dove saranno rimpatriati nei loro paesi d’origine, tra cui Cina, Russia, Afghanistan, Ghana e Vietnam. La Costa Rica, insieme a Panamá, è diventato un luogo di passaggio per i migranti espulsi dall’amministrazione Trump.