“Dopo la rivoluzione egiziana le nostre canzoni erano molto positive, avevamo grandi speranze per il futuro. Poi abbiamo cominciato a pensare che i nostri sogni fossero un po’ ingenui”, dice il bassista della band egiziana Cairokee Adam el-Alfy, dopo essersi esibito al Världskulturmuseet di Göteborg, in Svezia.

Pochi giorni prima delle proteste di piazza Tahrir del 2011, i Cairokee scrivono la canzone Sout el horeya (La voce della libertà), che sarà poi considerata l’inno della rivoluzione egiziana. La band del Cairo si è trasformata in poco tempo in un fenomeno di massa e da allora è in tour in tutto il mondo per denunciare le violazioni dei diritti umani del regime di Abdel Fattah al Sisi.

Il video è di Joshua Evangelista, responsabile editoriale di Frontierenews. Ha collaborato con Sky TG24 e scritto di diritti umani e migrazioni per diverse testate giornalistiche. È coautore dei documentari Makhmur, sul Kurdistan iracheno, e Ce chiamano Romani, sul rapporto tra la diaspora etiope in Italia e il calcio.

Guarda il video di Joshua Evangelista Un’orchestra di rifugiati porta la musica siriana in Europa.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it