“Il rischio è che Italia ed Europa si rendano complici delle violazioni dei diritti umani commesse in Libia”, dice il direttore generale di Medici senza frontiere (Msf) Arjan Hehenkamp. Mentre le organizzazioni non governative che salvano i migranti nel Mediterraneo centrale sono al centro di un processo di criminalizzazione, l’Italia e l’Europa stanno cercando di delegare alle autorità libiche la soluzione del problema degli sbarchi.

Msf, altre ong e alcune organizzazioni internazionali, come l’Unicef, hanno denunciato le difficilissime condizioni umanitarie in cui sono detenuti i migranti in Libia.

Nel 2015 l’Unione europea ha avviato Eunavfor med operazione Sophia per neutralizzare il traffico di esseri umani nel Mediterraneo, individuando e mettendo fuori uso le imbarcazioni usate dai trafficanti in acque internazionale. Tra gli obiettivi dell’operazione c’è anche l’addestramento della guardia costiera e della marina libica, che possono operare nelle acque territoriali del paese.

Il 2 febbraio Roma e Tripoli, con l’appoggio dell’Unione europea, hanno stipulato il memorandum d’intesa. L’accordo prevede che la guardia costiera libica intercetti le imbarcazioni dei migranti, le blocchi e le rimandi indietro. I migranti vengono poi portati nelle prigioni e nei centri di detenzione libici.

Dall’inizio dell’anno sono arrivate in Europa attraversando il Mediterraneo circa 45 mila persone, i morti e gli scomparsi sono più di mille.

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